venerdì 31 dicembre 2010

Prima giornata a Prem Dan... mille emozioni!

Calcutta, venerdi' 31 diembre 2010, 18.45

Sono tutti piu' veloci di me a trasformare immagini ed emozioni per questo blog, ma ora ci provo anch'io...
Babs e Vitti hanno gia' descritto la nostra prima giornata di servizio a Prem Dan, quindi mi limitero' ad un paio di sensazioni.
La sensazione del giramento di testa di tutte noi quando siamo entrate in quel cortile, quando abbiamo visto i primi corpi magrissimi, feriti o deturpati, e sentito i primi odori forti, e visto le suore medicare quei corpicini. Mi mancava un attimo la terra sotto i piedi, erano troppe immagini, c'era troppa sofferenza intorno a me... guardavo le altre e vedevo che anche loro erano pallide e capivo che stavano vivendo la stessa sensazione... Forse non si e' mai pronti abbastanza, non si sono visti mai abbastanza filmati o documentari: le cose bisogna viverle, sentirle, lasciarle arrivare e anche subirle... ma poi si fa un bel respiro, ci si concentra sui panni da lavare e tutto va meglio.
Ho aiutato una signora magra magra a mangiare la sua colazione (riso soffiato e chai): era li', seduta e zitta, mi ha guardata con i quei due occhioni enormi in quel viso cosi' magro, ha accennato un gesto con la mano e con la tazza e cosi' ho pensato di capire che aveva bisogno di aiuto. Mangiava un paio di chicchi alla volta, di piu' non riusciva... Mi guardava, mi faceva capire se ne voleva ancora o no, io parlavo con lei in inglese, con la speranza che magari potesse capirmi... Dopo un'oretta sono tornata dalla stessa signora per spalmarle la crema, un rito splendido che queste donne pare apprezzino un sacco...sembrava tranquilla, mostrava dove voleva essere massaggiata. Di fianco a me Tina faceva la stessa cosa con una signora molto loquace, continuava a parlare, a ridere e a sorridere con quella sua bocca sdentata.. Tina sorrideva, in qualche modo interagiva mentre massaggiava e spalmava la crema.. era una scena dolcissima!
Non c'e' niente da fare, quegli attimi, quei gesti, quei momenti di condivisione sono unici e impagabili, sembra che in quel momento si tocchi il cielo con il dito e con il cuore. E non c'e' ferita, piaga o corpo fragile che riesca ad impedire o rovinare quei momenti. Ne vale la pena, ne sono sicura.

Buon inizio anno a tutti!

Una giornata spirituale

Eccomi a voi con le prime considerazioni. Condivido molto di quanto e` stato scritto sino ad ora. Calcutta e` una citta` unica, fuori di misura per i nostri criteri.
Le suore sono accoglienti e premurose. La loro casa madre, la` dove e` anche la tomba di Madre Teresa e` di una sobrieta` disarmante ma piacevole. Fa' capire lo spirito di Madre Teresa, la sua corenza con la chiamata particolare.
Ieri abbiamo potuto celebrare proprio accanto alla sua tomba. Si` c'era anche un'emozione particolare. Ma perche` dove ci sono le reliquie di particolari testimoni ci si emoziona e ad ogni Messa non ci commoviamo di ... essere ai piedi della croce mentre Gesu` si offre al Padre e di ricevere il Signore tra le mani? Forse perche` abbiamo bisogno di segni che ci parlano della fedelta` possibile fino al sangue e alla morte, come sant'Iago o come Madre Teresa. Una fedelta` possibile anche per noi... se solo lo vogliamo. Con l'aiuto di Dio naturalmente.
Terminata la Messa ... sorpresa. Una suora mi avvicina e mi chied se posso confessare in inglese! Posso cercare, si`. Bene! Ingaggiato per andare ad accompagnare un gruppo di pellegrini l'indomani (oggi 31.12) ad un santuario (ma che si trattava di un pellegrinaggio e di un santuario l'ho capito solo ... arrivando la`). Chiedo i libri liturgici in inglese, per prepararmi. Svelta me li procura. E io, accanto alla tomba della Madre, per chiedere ispirazione, cerco di mettermi diligentemente a leggere le preghiere e le letture in inglese. E poi anche a preparare un pensiero di omelia.
Arriva la mattina e ... si aspetta che arrivi il bus. Finalmente quando anche i volontari partono per il loro lavoro io mi imbarco su questo bus (dei loro ... ) carico di simpatici indiani, piuttosto attempati, la maggior parte, ma anche un paio di famiglie, con due suore della Carita` e il necessario per il pic - nic. Due ore e un po' di viaggio lungo strade diverse, compresa un' autostrada vera, tre corsie per senso di marcia, ma anche ... il contadino che conduce le due mucche al guinzaglio da una parte all'altra delle carreggiate!
Arriviamo al santuario. Un vero santuario come ce ne sono da noi. Scopro che da alcuni decenni e` servito da salesiani, che ne hanno fatto un vero e proprio centro di spiritualita`, di formazione, di ritiri, ecc. Siamo a Bale, il santuario principale del Bengala, meta di pellegrinaggio per tutti i cattolici dello stato bengalese. E` dedicato alla Vergine Maria del Buon Viaggio. Infatti l' effige della Vergine e` una statua di legno di un veliero portoghese del 1500. I portoghesi la portarono qui alla fine del secolo. Poi vi furono atti di violenza e persecuzione nei quali tre monaci agostiniani portoghesi morirono. Un quarto si salvo` a nuoto, portando via la statua della Vergine, che ando` perduta tra le acque. Poi il monaco venne preso con altri laici e condannato ad essere calpestato dagli elefanti. Ma un elefante lo prese delicatamente con la proboscide e lo porto` davanti al capo Mogul come per implorare pieta`. Tutti i Mogul furono cosi`impressionati, che liberarono tutti i cristiani e diedero loro anche di che ricostruire la chiesetta. Tempo dopo un abitante del villaggio disse: "La Signora ritorna!" infatti un navigatore riporto` in loco la statua della Vergine. Da allora il santuario ha subito diversi ingrandimenti e sistemazioni fino alla fine degli anni '90. anche papa Giovanni Paolo II venne qui.
Dopo l'arrivo e un po' di tempo per girare e vedere il luogo e il santuario, ecco il tempo della preghiera. Adorazione e silenzio per i pellegrini. Tempo di confessione per chi vuole. E per me tempo per credere ancora piu` fortemente che la retta intenzione ben educata e sinceramente vissuta ti mette in rapporto con Dio, molto piu` della sola forma ... perche` fra il mio scarso inglese e il loro ... solo lo Spirito santo capiva giusto. E conto che Lui abbia toccato i cuori piu` di qualche mia parola. Terminate le confessioni ecco la Messa, in una cappella laterale della basilica, con tappeti sui quali sedersi per loro e uno sgabello per me. Arredo e decorazione in stile con i loro gusti. Le suore guidano i canti e i fedeli partecipano con slancio. Una celebrazione sentita e vissuta con gioia da tutti.
Al termine una suora mi segnala che tra i salesiani ce n'e` uno italiano. Lo troviamo. Padre Louis e` in India da ... 75 anni! L'8 gennaio festeggera` i 90 anni! Conobbe padre Mariotta da Locarno e lavoro` con lui un certo tempo. Ora tiene i contatti con i benefattori italiani e continua a scrivere storielle e aneddoti per il catechismo e libri di meditazione per la formazione spiriuale. Fantastico quali energie mentali puo` assicurare l'amore per Dio e per i fedeli.
Pic - nic ... ma all'indiana, con cibo cotto come si deve: riso, pesce, pollo, verdure con le rispettive salse. Gentilmente le suore mi procurano cucchiaio e forchetta ... perche` intuiscono che con le sole dita sarei piuttosto impacciato (eh si`, persino mangiare con le mani la magnoca a Bangui era piu` facile che mangiare il riso...).
Ed e` l'ora del rientro. In bus scopro che questo pellegrinaggio le suor lo organizzano in ogni parrocchia dove sono chiamte a fare catechismo. Il parroco poi sceglie chi mandare, a volte giovani o bambini, altre adulti e anziani, come oggi. La suora mi fa capire che si sono vestiti per la festa, ma che sono di famiglie povere. Anche il pasto allora e` stato forse per loro il pasto di festa per capo d'anno, penso io. Con la consolazione della benedizione divina e dell' intercessione della Vergine Maria.
Perdonate la lunghezza! Compensa i miei silenzi dei giorni scorsi.
E domani anch'io a Pren Dam!
Benedetto 2011 a tutti!
Vostro don Paolo

Chai e moto-riscio'

Questi indiani sono formidabili: la loro cultura mi e' sempre piaciuta, prima su libri e film, e ora ne ho la conferma. Appena arrivati a Calcutta, la prima cosa che mi ha colpito non e' stata la miseria, che C'E', ma la dignita' della maggior parte di loro: sono poveri,alcuni poverissimi, ma piuttosto che chiedere l'elemosina fanno i lavori piu disparati. I ragazzi si lavano in gruppo sul ciglio della strada, gli uomini hanno officine di ogni genere o se non hanno i soldi neppure per quella lavorano sul marciapiede, le donne con i loro fornellini preparano pasti per gli operai. Basta rivolgere loro un sorriso perche' siano cordiali e amichevoli.
Ieri pomeriggio siamo andate a fare shopping ed e' stato incredibile: ci hanno fatto togliere le scarpe e sedere sui tappeti, hanno fatto portare il chai (the' nero con latte e speziato...buono!) e hanno tirato giu dagli scaffali meta' negozio (secondo me sono ancora li a riavvolgere tutti i sari che ci hanno mostrato).
Per spostarci, quando siamo di fretta o diventa scuro, prendiamo uno dei vari mezzi di trasporto che corrono e clacsonano per le vie di Calcutta: il mio preferito e' il moto-riscio, che fra tutti e' il piu folle e spericolato. Abbiamo scoperto un trucco: se si offre una sigaretta all'autista quello impazzisce dalla felicita. Uno e' sceso dal suo veicolo per mostrare a tutti gli altri indiani circostanti che stava fumando una Malboro, un altro, che prima guidava burbero, si e' fermato nella sua corsa pazza perche' gli accendessi la sigaretta, si e' illuminato d'immenso, ha acceso tutte le lucine del suo riscio (kitchissime) e la radio con su musica indiana e siamo ripartiti piu luccicanti di un albero di natale. Un ultimo invece, se non era gia' sordo a causa del rumore assordante dei clacson, lo e' diventato ieri sera per le nostre urla: oltre ai numerosi rischiati incidenti, ha finito la sua folle corsa con un inchiodata a due centrimetri dal muso di un cane. Una Malboro ha ridato un po di colore al povero indiano, abituato si al traffico spaccatimpani di Calcutta, ma non al grido sincronizzato di quattro svizzere terrorizzate.

Il dono d'amore di Prem dan

Oggi, dopo due giorni da semi-turisti finalmente e' iniziato il servizio vero...dopo la messa alle 6 del mattino, le suore hanno aperto la saracinesca e i volontari si sono riversati sulle strade di Calcutta verso le varie Case. Tutto il nostro gruppo e' andato a Premdan, che in Hindi significa "Dono d'amore". Come ha scritto Seba ieri ben presto abbiamo perso il senso dell'orientamento in mezzo a stradine sconosciute e gente, se possibile, ancora piu povera e ci ritrovati a camminare sui binari del treno a una discarica e bidonville dove proprio li, dietro un mucchio di spazzatura puzzolente, si cela la porticina d'entrata di Prem dan.
L'inizio, come tanti dei volontari ci avevano avvisato, non e' stato dei migliori, forse anche perche' le prime due persone che abbiamo incrociato erano cosi deformate che ci hanno sconvolto: ci siamo preparati per un anno, abbiamo visto documentari e letto libri, vissuto per le vie di Calcutta per due giorni, ma nulla ti prepara abbastanza per affrontare una tale sofferenza. Noi ragazze ci siamo rifugiate nel lavatoio femminile (un luogo "sicuro", dove si puo prendere confidenza con il luogo in maniera graduale), pallide e turbate. Onestamente io ero arrabbiata: con il mondo, che ignorava queste realta', con Dio, che permetteva una simile ingiustizia, soprattutto con me stessa, che avevo avuto la presunzione di essere di orgogliosa del mio viaggio mentre c'era solo da vergognarsi per come andava il mondo. Ma dov'e' il dono qui? pensavo sconcertata mentre lavavo i panni.

..pian piano ci siamo inserite in quel mondo di sofferenza ma anche d'amore. il mio primo contatto e' stato con una donnina handicappata che non pesava piu di 30 kg e con una brutta ferita alla testa: le ho preso la mano e sono rimasta un po con lei accarezzandola piano. E' stato l'inizio un po di tutti: un sorriso, una carezza. Dopo la pausa c'e' stato il momento per me piu bello: alcune volontarie avevano portato creme per il corpo e smalti e abbiamo fatto "l'ora beauty". E' stato il modo migliore per superare il blocco: quei corpi erano devastati in maniera impressionante, chi amputata, chi con ferite aperte, chi tutta vecchina e rugosa, chi bruciata con l'acido. Ci facevano paura. Entrare in contatto diretto con quei corpi ci ha permesso di farci meno caso e di concentrarci  di piu sulla persona. Ora invece di provare impotenza e rabbia non vedo l'ora di tornare domani perche' una vecchina sdentata mi prendi la mano, inizi a blaterare in hindi e scoppi a ridere quando le faccio il sollettico con la crema.
Andandocene via abbiamo tutti stretto la mano a quell'uomo con un tumore grande come un melone sul collo, quell'uomo che all'entrata ci aveva tanto spaventati. E ci rendiamo conto che questa mattina, oltre ad averlo dato, un dono d'amore l'abbiamo anche ricevuto.

Prem Dan e vario

Ciao a tutti! Finalmente anche io mi faccio sentire. Nei primi giorni non sono riuscita a raggiungere un computer, mentre ieri sinceramente non sapevo cosa avrei potuto scrivere. Si vedono e sentono talmente tante cose che non si riesce ad elaborarle tutte e non si mai da che parte cominciare. Oggi e' stato un giorno molto importante perche' abbiamo iniziato a lavorare nelle case di Madre Teresa, piu' precisamente a Prem Dan. Devo ammettere che l'arrivo e' stato traumatizzante. Per arrivare alla casa siamo passati su una ferrovia sul bordo di una baraccopoli. Terrificante. E una volta dentro la porta ci aspettava un'esposizione corpi malalti con volti deformi. Nonostante la preparazione attraverso libri e filmati non ci aspettavamo un tale colpo. Personalmente il momento che piu' mi ha colpito e' stato il momento 'crema'. Stavo rientrando nel refettorio dopo la pausa caffe' con gli altri volontari (alle 10), un po' preoccupata di cosa avrei dovuto fare, e ho visto una ragazza rannicchiata su una panca che si grattava un braccio. Aveva la pelle secchissima e c'erano delle piccole cicatrici di precedenti ferite probabilmente causate dal prurito. Le ho preso la mano, dicendole in italiano "lo so che prude, ma se gratti e' peggio". Lo so benissimo. Un'altra volontaria stava passando dietro di me in quel momento e mi ha detto che piu' in la' c'era il flacone di latte per il corpo e ho visto altre volontarie che lo spalmavano sulle donne. Ne ho preso un po' e sono tornata dalla "mia" ragazza. Ho iniziato a massaggiarle delicatamente le braccia, cercando di far penetrare la crema in quella pelle secca secca come un pezzo di legno. Finito li' lei ha alzato i pantaloni e io le ho massaggiato cosce, polpacci e piedi. E intanto stavo male per lei, perche' so benissimo che non e' per niente piacevole avere la pelle tanto disidratata. Lei si e' lasciata fare senza nessun problema, anzi ogni volta che finivo di spalmare la crema su una parte del corpo lei spostava il pullover e me ne presentava un'altra: il collo, le spalle, il viso.
Dopo aver finito di distribuire il pranzo ed aver ritirato ogni stoviglia, le malate sono state accompagnate sui letti per il riposino. Io stavo aiutando a mettere su uno scaffale i piatti puliti (lavati con strane spugnette dalle nostre Simo e Tina) quando son rimasta con una grande ciotola. Non sapevo dove andasse, evidentemente il suo posto non era li' perche' non ce n'erano altre. Mi guardo in giro un po' sperduta quando vedo una ragazza molto carina che mi si avvicina e mi dice 'Kitchen'. Io le dico in maniera poco convinta "ah, Kitchen". Lei capisce che io non ho idea di dove sia, la cucina, cosi' mi fa cenno di seguirla. E' molto bassa e ha una gobba mostruosa sulla schiena (e' la spina dorsale che la fa sembrare un dinosauro) che la fa camminare tutta storta. Ma cammina veloce e molto fiera. Ho capito subito che questa ragazza ha la testa in ordine, anzi mi sembra addirittura piu' intelligente del normale e sicuramente piu' pratica. Ho avuto l'impressione che facesse da guida alle volontarie inesperte. Fatto sta che la seguo con in mano la grande ciotola e arrivate alla cucina fa un bel sorriso e ripete "kitchen". E' un altro mondo e ne resto affascinata. All'entrata sulla destra c'e' una zona dove tre donne sedute per terra modellano delle specie di polpette con della pasta. Vedo oltre un muro altre donne dietro a dei fuochi. A sinistra tre gradini conducono alla cucina vera e proprio con tre fornelli, un armadio-dispensa e oltre la porta in fondo intravvedo l'area destinata alle verdure fresche. Sono affascinata, dico "wow, it's beautiful!". La mia amica sorride, se ne rende conto benissimo, che la sua cucina e' bellissima! Uscendo mi indica quelle polpette a cui accennavo prima e mi dice "chapati... at 4 o'clock". Capisco che queste donne stanno preparando i chapati, pane speciale molto sottile (un po' come una piadina), che verranno mangiati a merenda.

Quando si gira per le strade si e' assaliti da rumori, odori, colori, motociclisti (sono i piu' pericolosi in assoluto!), bimbi che ti chiedono cibo (spesso 'bonbon' o 'chockolate'), mamme con in braccio bimbi molto piccoli che ti chiedono di comprare del latte per il Baby. Quasi nessuna sa l'inglese, solo quelle tre parole per farsi capire. I primi giorni ci siamo cascati tutti, pensi che in fondo non c'e' niente di male a comprare un barattolo di latte al baracchino che lei ti indica e a regalarglielo. Costa solo 140 rupie (circa 3 franchi), per un indiano sono davvero troppe. Pensi a quel bimbo che altrimenti non ha da mangiare. E ti sembra di fare la cosa giusta. Poi pero' arrivi alla giornata di iscrizione dei volontari (ogni lunedi', mercoledi' e venerdi' pomeriggio) dove ti consegnano un foglio con delle spiegazioni su cio' che si trova fuori. In realta' le mamme a cui compriamo il latte la maggior parte delle volte lo rivendono o lo riconsegnano allo stesso baracchino dividendo con il venditore il guadagno. Scopriamo anche che moltissimi bambini vengono mandati lontano dalle loro famiglie e sono sfruttati per mendicare, a volte vengono addirittura sfregiati in modo da fare piu' compassione. Dobbiamo evitare anche di donare cibo o soldi tutte le volte che un bimbo si dimostra gentile, il messaggio che le suore vogliono trasmettere e' che non si 'obblighi' i bambini a comportarsi in maniera gentile solo per ricevere qualcosa in cambio.
Dopo queste rivelazioni ci siamo sentiti in colpa e di latte non ne abbiamo piu' comprato. E' una realta' terribile. Oggi abbiamo visti un motociclista che quasi investe un bambino. Si e' fermato contro di lui (sporcandogli leggermente il vestitino), ha aspettato che il bimbo si spostasse ed e' ripartito. Niente 'scusa', niente 'mi dispiace', niente 'ti sei fatto male?'. Peggio che con gli animali.

Bene, ora mi immergo di nuovo in quel caos (i fastidiosi clacson si sentivano in continuazione anche qui ai computer) aspettando la sera per festeggiare il nuovo anno... FELICE 2011 a TUTTI!!!
Vitti

giovedì 30 dicembre 2010

500 uomini-cavallo e due paradossi

Gli uomini-cavallo sono considerati i poveri tra i poveri. Passano la vita a tirare il carretto per le vie di Calcutta. A piedi scalzi. Stamattina abbiamo potuto salutarli, far loro gli auguri, vederli negli occhi uno ad uno, spettacolo della grandezza e della miseria umana.
Martina ha gia' raccontato quello che e' successo, io mi limito a due paradossi che mi hanno colpito, mi hanno fatto ridere e mi hanno dato da pensare.
Il primo lavoro che ci e' stato chiesto era di accompagnarli uno ad uno per verificare che il numero del riscio' corrispondesse al cartoncino che avevano in mano. Cosa non facile, perche', fuori erano posteggiati pi'u di 500 riscio' che intasavano una delle vie principali della citta'. Il "ticket" veniva consegnato dall'uomo cavallo a un volontario che inseriva il numero del riscio' e poi lo passava a noi accompagnatori. A quel punto il problema diventava sapere a chi appartenesse il biglietto: gli uomini cavallo sono tutti analfabeti, parlano il bengali non sanno leggere i numeri! Dopo qualche minuto e vari attimi di panico e confusione, il sistema di accoglienza e' stato cambiato.
Il nuovo sistema prevedeva una lunghissima fila fuori dai cancelli della casa delle Missionarie della Carita'. Questa volta ci toccava tenere in ordine la fila e controllare che ognuno avesse il cartello prima di entrare. Ad un certo punto abbiamo scoperto un infiltrato. Quando gli abbiamo chiesto il ticket ci ha aperto le braccia. Non aveva le mani. Al loro posto due moncherini smangiati dalla lebbra. Abbaimo dovuto mandarlo via lo stesso.

Nella cappella degli angeli di Calcutta

Fare un ora di adorazione nella cappella della casa madre e' qualcosa che ti prende dentro. Tutte le sere alle 6.30, le Missionarie della Carita' si trovano per la recita del rosario e per una mezz'ora di preghiera silenziosa con il Santissimo esposto sull'altare. Dall'esterno provengono rumori assordanti, cosi' che i suoni della strada si mischiano con le voci in preghiera degli angeli di Calcutta, fino a sovrastarle. Si direbbe che il mondo di fuori voglia entrare prepotentemente, per farsi presente all'ostia consacrata.
Tu pensi a tutto quello che e' successo nella giornata, alla migliaia di volti incontrati, alle persone che sono fuori a vivere sul marciapiede, ai tuoi famigliari lontani 10'000 chilometri, agli amici che avrebbero voluto essere li' e che ti seguono con il pensiero e con la preghiera.
L'ostia e' sull'altare, sorvegliata a vista dalle suore che non la lasciano un attimo con lo sguardo. In un angolino, accanto alle consorelle, c'e' anche a statua di Madre Teresa in preghiera, che a tratti sembra quasi vera. Una bambina gioca a nascondino tra i fedeli, dall'atrio della casa proviene lo scrosciare dell'acqua versata per pulire un pavimento.
In mezzo a tutta questa vita, l'ostia consacrata sembra quasi prendere forma, diventare il Cristo fattosi carne.
Allora e' piu' facile affidargli i tuoi cari, le miserie del mondo, le tue gioie e le tue pene. E sentire che Lui ti accompagna lungo le strade.

30 dicembre 2010

La nostra giornata inizia con una buona azione alla casa Shishubvan con la distribuzione agl'uomini cavallo delle "sportine", dono di Natale dalle suore di Madre Teresa. Vi lascio immaginare la tensione per tenere a bada oltre 500 poveri disperati che attendevano fuori sulla strada il loro turno. Le foto vi descriveranno meglio delle mie parole quanto vissuto, `e stata una "full immertion" in una umanita a noi sconosciuta. L'operazione `e durata fino a mezogiorno.
Con taxi siamo andati al Memorial Victoria, naturalmente anche qui colonne infinite, rinunciamo alla visita e ci portiamo a piedi alla catedrale di St Paul giusto in tempo per vedere gli spazi esterni, perche troppo tardi per entrare a vedere l'interno. Monumenti dell'ultimo dominio inglese, bianchi imponenti di stile vittoriano con elementi di stile indiano e grandi spazzi tutt'attorno. Ci`o significa per noi grandi camminate sotto un sole che si nasconde dietro una cappa d'aria insalubre al limite del tolerabile.
Per respirare un poco ci rechiamo alla famosa pizzeria "Ice and Fire" dove incredibile ma vero si mangia una pizza che fa invidia alle nostre migliori pizzerie e ci dissetiamo con una birra indiana, che porta il nome Kingfisher, eccelente quanto una Tuborg, anch'esa in vendita.
Nuovo taxi per ritornare alla Casa Madre dove ci attende, grande privilegio, la posibilita di assistere alla Messa celebrata da Don Paolo sulla tomba di Madre Teresa. Grande emozione in tutti noi perche la semplicita del luogo puo disarmare anche i piu scettici. Dopo la celebrazione siamo accolti dalla sorella n.3 una delle primissime a seguire Madre Teresa, innamorata degl'italiani, perche ha vissuto un certo periodo anche a Roma. Un'altra consorella bresciana ci racconta la sua vita, entrata nell'ordine nel 1995 ha potuto conoscere Madre Teresa nel suo noviziato.
Ci diamo un po` di liberta cosi` ognuno cerca motivi di visite nelle viuzze di Calcutta. Cadiamo a poche centinaia di metri dal nostro albergo in un quartiere, tanto stretto, quanto oscuro e rumoroso, che osiamo confrontarlo con i gironi dell'inferno, una specie di fabbrica posta in orizzontale, dove ogni bugigattolo `e una sorta di macchina a bracce umane, che ricupera tutti i pezzi di automobili, selezionati pezzo per pezzo secondo la sua specifica (cerchioni, ammortizzatori, ingranaggi del cambio, volanti, fanali, gomme, motori, ecc. ) per un riciclaggio ingrande stile da noi impensabile. Tutto entra in questo quartiere-inferno come materiale da discarica ed esce lustro ed efficiente per essere rimpiegato. Incredibile, la manualita di questa gente. La poverta aguzza certamente l'ingegno.
Poi al margine del quartiere questa postazione d'internet con computer datati, certamnente anch'essi rimontati e aggiustati dove le tastiere sono quel che sono, ma questo `e il bello del nostro viaggio.

Antonio

La tradizionale consegna delle borse agli "uomini cavallo"

Calcutta, giovedi` 30 dicembre 2010 ore 16:45

Prima di iniziare il lavoro questa mattina ci siamo ritrovati tutti insieme con gli altri volontari impegnati come noi in un lavoro particolare e unico di questa mattina intorno a Sister Andrea che malgrado fosse fortememente influenzata non ha voluto rinunciare a darci il benvenuto e a raccontarci come e` nata la tradizione di consegnare agli "uomini cavallo" una borsa per augurar loro buon Natale.
Tutto ebbe inizio 18 anni fa con Suor Andrea che grazie alla sua professione di medico visitava spesso pazienti benestanti e con i soldi guadagnati la notte di Natale usciva per strada accompagnata da altre Sorelle a consegnare una coperta e un pacchetto di biscotti agli "uomini cavallo" i quali non essendo abituati a ricevere nulla in regalo, anzi, obbligati ogni giorno a pagare per poter lavorare, guardavano le suore con occhi sgranati e con le lacrime agli occhi ringraziavano per l`inatteso dono.
Negli anni Calcutta e` diventata sempre piu` pericolosa e girare per le strade sopratutto di notte e per le donne diventava sempre piu` proibitivo quasi da decidere di abbandonare la oramai tradizionale distribuzione di coperte.
Ma fortunatamente 7-8 anni fa arrivo` l'angelo biondo, Marisa (volontaria spagnola che da 12 anni passa 6 mesi l'anno qui a Calcutta, e` una donna di una gentilizza ed eleganza molto rara) che offri` a Suor Andrea il proprio aiuto ma ad una condizione: la distribuzione doveva avvenire non piu` in strada ma a Sishu Bhavan (una delle case di Madre Teresa che vuol dire "casa dei bambini in cui ovviamente sono ospitati bimbi, divisa in due, in una parte si trovano i bambini in attesa di adozione e che sono bambini sani, nell'altra ala ci sono bimbi piccoli e altri con poccoli disturbi fisici).
Da allora ogni anno Marisa organizza la distribuzione delle borse, raccogliendo i soldi tra le suo conoscenze in Spagna e poi comprando a Calcutta il necessario. La borsa che abbiamo consegnato oggi che ha un costo piu`o meno di 6,50 fr conteneva una coperta, un asciugamano, un panno che usavano come gonna, una saponetta, un dentifricio e un pacchetto di biscotti. Ne abbiamo consegnati 500 ma il numero varia di anno in anno a dipendenza di quanti soldi riesce a raccogliere Marisa!

Sono state 3 ore impegnative ma molto emozionanti, gli occhi di questi uomini nel momento in cui gli consegnavi la borse diventavano per un attimo vivi e trasmettevano la gioia di ricevere per una volta qualcosa per loro senza dar niente in cambio e vederli cantare e battere le mani insieme alla Suora prima di tornare sulla strada una canzone natalizia e` stato un momento veramente speciale.

Fruori programma a Prem Dan


Calcutta, giovedi` 30 dicembre 2010 ore

Mentre con tutto il gruppo stiamo aiutando a distribuire i sacchetti regalo agli uomini-cavallo a Sishu Bhavan (per maggiori dettagli vedi post di Antonio), un omino mi avvicina. Apparentemente sembra uno di loro, ma chiede altro... Mi dice di aver bisogno di cambiare le fasciature ai piedi e alle gambe. Non aveva dormito tutta la notte per i dolori causati dai vermi che ha nelle ferite.
Subito penso di portarlo alla casa madre a pochi minuti di distanza a piedi e cosi mi incammino con lui. Procede a stenti e continua di ringraziarmi per l`attenzione che gli do`. Purtroppo alla casa madre le suore mi dicono di andare a Prem Dan (dove non sono ancora stato!) e cosi senza pensarci troppo fermo un rischio` pensado che non sia tanto lontano.
In pochi minuti, mi ritrovo lontano dalle poche strade a me familiari tra l`hotel e la casa Madre, in stradine secondarie, intasatissime, solo europeo tra centinaia di indiani stupiti della mia presenza. Notando che il viaggio sta durando troppo e che entro sempre piu nell`ignoto rimpiango di essermi allontanato dal gruppo, ma sento anche di dover aiutare questo uomo.
Fortunatamente parla un inglese piu comprensibile della media cosi riescco a carpire qualche cosa della sua vita, probabilmente molto simile a quella di tanti altri a Calcutta.
E` nato e ha passato tutta la vita sulle strade di Calcutta e dopo la morte dei suoi genitori, quando era ancora un bambino, e` rimasto solo. Adesso ha 35 anni (io penso che ne abbia almeno 45). Ha fame cosi gli offro un famer, ma poi mi accorgo che ha i denti troppo distrutti per poterlo masticare...
Dopo circa 30 minuti di viaggio (io ho completamente perso il senso dell`orientamento) l`uomo cavallo si ferma, ho pura che ci siamo persi, ma deve solo fare i suoi bisogni, disinvoltamente sulla strada.
Riprendiamo e tra uno slalom e l`altro osservo come in un film un susseguirsi di baracche, viuzze, venditori di strada, mendicanti, moto- e biciriscio` immersi in un caos incredibile di clacson, grida e rumori del traffico.
Continuo a parlare con l`uomo. Gli dico che vengo dalla Svizzera e seppur non sappia dove si trovi mi sorride e dice - bel posto -. Non vuole soldi, ma vorrebbe che gli dessi un lavoro. Dice che sono un angelo che potrei fare il signore ed invece vengo a Calcutta ad aiutare i poveri. Sono imbarazzato, non sono cosa risponderli, gli sorrido.

Finalmente arriviamo a Prem Dan, mi aprono il cancello, ma posso entrare solo io… Parlo con una suora poi una altra. Conoscono gia il mio paziente (e` stato li` altre volte), non e` abbastanza grave per restare, pero` una volontaria gli fara` la medicazione, gli daranno un pasto e poi dovra` andare. Preferiscono che io vada prima per evitare che ritorni da me a chiedermi altro.

Lo saluto, ringrazia e con un sorriso mi dice – preghero per te -.

Con lo stesso uomo cavallo ritorno velocemente a Sishu Bhavan dagli altri. Non ho piu piccolo pezzi per pagarlo, gli do 100 rupie (50 cts) e non finisce di ringraziarmi. Sono stato via 2 ore, la giornata e` appena cominciata…

Seba

mercoledì 29 dicembre 2010

Grazie ai numerosissimi benefattori e ai lupetti, esplo e pio che hanno organizzato delle BA (Buone Azioni) abbiamo consegnato la bella cifra di 28230 euro alle Suore missionarie della carita`.

La citta` di Calcutta



Dopo il fallito tentativo di alcuni del gruppo di partecipare alla S.Messa delle 06.00 alla Casa Madre ( qui le suore sono puntualissime e se la S. Messa inizia alle 06.00 le porte si chiudono a quell`ora...) ci siamo ritrovati tutti nella hall dell`abergo alle 10.00 per iniziare la prima giornata completa a Calcutta. La notte e` stata tranquilla per alcuni e meno per altri... nel senso che il traffico in strada c`e` anche di notte!
Abbiamo deciso di arrivare fino al ponte di Rabindra Seto. E` un ponte in ferro che collega le due parti della citta`. In una quasi decisione democratica, abbiamo scelto di andare a piedi, cosi da immergerci il piu` possibile nell`ambiente indiano. Parte del percorso lo avevamo gia` fatto il giorno prima e quindi abbiamo potuto gia` riconoscere certi dettagli che ci erano sfuggiti. Il percorso fino al ponte e` stato un susseguirsi di rumori, voci, clacson, colori, odori e immagini diverse
Ogni strada, ogni angolo ha caratteristiche proprie. La strada principale ingolfata da taxi, buse moto, la strada laterale piena di auto posteggiate, di biciclette e di gente affaccendata, la stradina di quartiere dove si concentrano le varie attivita`, ogni stradina con negozi quasi dello stesso tipo, dove si puo` trovare di tutto. Immaginatevi un centro commerciale dei nostri pieno solo di giocattoli e poi uno solo di ferramenta e pi un altro solo casalinghi e poi di stoffe e vestiti, passando per i tubi di ferro e ogni tipo di ramina.... tutto in scala! Nel senso che i negozi sono piccoli, si, ma sono anche tantissimi!
Il ponte... sembrava quasi un miraggio nella foschia che copriva l`orizzonte, ma ci siamo arrivati. E qui un`immersione completa nella Calcutta che vive l`incontro con la gente che arriva dalla campagna. Dove i contadini portano i loro prodotti e la gente della citta` compra i prodotti . Il mercato dei fiori destinati alle varie divinita`, la frutta di ogni genere e le verdure. Anche qui siamo assaliti da ogni sorta di situazioni e immagini. Il piccolo spaccio, la cucina ambulante, i carrettieri in attesa di lavoro, bambini che aiutano i genitori nelle loro attivita`... Una cosa sopra a tutto questo. Il rumore. Una cacofonia di rombi di motori diversi, di clacson di ogni genere e di voci che entra con forza nella nostra testa e che contribuisce a stancarci. Il lungo ponte e` li e non e` piu` solo un mezzo per passare da una parte all`altra della citta` ma e` anche punto d`incontro, di scambio e di vita. Veicoli e pedoni circolano separatamente, protetti da barriere, ognuno alla propria velocita` (e qui non ci sono radar!).
Molti passano da una parte all`altra con sacchi, materiali o involti di ogni genere sulla testa. Certi si scambiano i carichi a meta`, altri lo attraversano a piccolo passo di corsa, altri ci vivono sopra chiedendo l`elemosina. La vista dal ponte abbraccia la citta` sui due lati. Non si puo` vedere molto, la citta` e` piatta, la foschia e` tanta, ma si immagina cosa si potrebbe trovare addentrandosi in essa.
Alle 3 del pomeriggio dovevamo trovarci dalle suore per il momento della registrazione dei volontari in arrivo. Era ora di tornare e in due gruppi, chi con il taxi, chi con il motorischo`, abbiamo attraversato la citta` in senso contrario. Pensate che sia emozionante andare al luna park? Provate a fare un giro sui motorischo` e poi cambierete idea!
Siamo arrivati puntuali. Altri giovani e meno, sono arrivati insieme a noi. Spagnoli, italiani, coreani... Alcune volontarie "anziane" che da una decina d`anni vengono a Calcutta ci hanno spiegato dove si poteva lavorare e cosa si doveva fare. Ci e` stato detto che non era importante la quantita` di lavoro ma la qualita`. Dobbiamo lavorare con il cuore e con la mente aperta, perche` non saremo noi a dare... noi riceveremo.

Mauro

PS: i PC dell`internet point non sono proprio di ultimo medello... non e` facile caricare le foto...

I colori e gli odori di Calcutta

Calcutta non e` solo una citta`. E' qualcosa di piu`. Molto di piu`. E' un incredibile formicaio che pullula di persone. E' il fabbro che lavora nella sua bottega guardando la strada. Sono bambini sporchi che ti danno la mano e ti chiedono 10 rupie di elemosina. E' l'odore delle pietanze cucinate nelle pentole di alluminio. E' lo sguardo spento di uno che sta scavando con le mani un buco nella strada. E' la pecora che aspetta sul marciapiede legata a un palo. E' l'uomo che sta pompando l'acqua dall'idrante per lavarsi e la donna che con quell'acqua lava i vestiti sul marciapiede. Sono migliaia di persone di ogni razza. E' il suono insistente e tambureggiante dei clacson. E' l'uomo-cavallo con il suo riscio`. Sono 500 cavi elettrici attorcigliati su un palo. E` la tomba di Madre Teresa. E' l'uomo che dorme sul marciapiede e a dieci centimetri dal suo viso sfrecciano le automobili. Sono le canne di bambu` a mo' di impalcatura su cui lavorano gli operai. Sono le strade strette dove tutti vogliono passare. E` l'uomo che cuce con la vecchia Singer. E` l'avventura di attraversare una strada. Sono le Missionarie della Carita` nel loro sari che vanno come angeli per le strade. E' il fumo dei gas di scarico. Sono centinaia di colori e di emozioni che ti colpiscono e non ti lasciano tranquillo. Calcutta e` l'inferno e il paradiso. Calcutta e` terribile e affascinante.

martedì 28 dicembre 2010

Finalmente a Calcutta

Calcutta, 28 dicembre 2010, ore 18.05

Dopo un viaggio tranquillo siamo arrivati a Calcutta. Non mi sembra quasi vero perche`, come ho gia` scritto, tutto quanto era gia` previsto. Ce l`ho fatta a portare il gruppo rover e capi della sezione in questa citta` caotica e anche affascinante! Dopo aver preso contatto con i dintorni della Casa Madre, abbiamo fatto anche una BA preparando 500 sacchetti con coperte, vestiti e viveri per gli uomini riscio`. Davvero un bell`inizio.
Siamo appena andati sulla tomba di Madre Teresa per una preghiera individuale, quella collettiva la faremo domani e spero anche con una messa.
Adesso siamo tutti parechio stanchi e abbiamo bisogno di una notte di riposo se il traffico rumorosissimo ci lascera` dormire.

lunedì 27 dicembre 2010

Abbiamo perso le donne

Dubai, ore locali 00.45
La prima parte del viaggio e stata piacevole (sto scrivendo su una tastiera araba e non trovo gli accenti).
Il volo e durato 5 ore e trenta. Alla fine abbiamo fatto la prima operazione per calcutta: l abile (non trovo lapostrofo) sottrazione delle coperte da portare a Calcutta. Antonio e andato nella businnes class e ha preso quella di Gattuso. Infatti la squadra del Milan era sul nostro stesso volo. Dubai e un aereoporto scintillante, pieno di luci e di gingilli, mostra una ricchezza esagerata. A mezzanotte e pieno di turisti che fanno shopping. Tra poche ore ci aspetta ben altro scenario,,, dalle stelle alle stalle.
P.S. Le donne le abbiamo perse in questo enorme shopping center, facile capirsi il perche. Don Paolo, dopo aver clamorosamente mentito al controllo, ha dovuto lasciare le batterie alla solerte funzionaria che l ha rovesciato da cima a fondo.

domenica 26 dicembre 2010

Da dove bisogna cominciare?

Trentacinque anni fa feci il mio primo campo di lavoro. Il Friuli era stato distrutto da una terribile scossa di terremoto. Mille morti, interi villaggi rasi al suolo. Partimmo una notte d’estate su una Renault bianca a sette posti e arrivammo dopo 15 ore di viaggio a Resiutta, dove avevano un campo gli scaut italiani. Ogni mattina salivamo ad Oseacco per distribuire viveri e vestiti e per organizzare la tendopoli, dove gli abitanti erano costretti a vivere. Partii per fare servizio, parola chiave di ogni scaut adulto. Con il mio contributo volevo anche cambiare il mondo, come è giusto che si proponga di fare ogni ragazzo a vent’anni.

Ora sto per partire verso Calcutta. Certamente meno baldanzoso, meno disposto all’avventura. E con la sensazione che non riuscirò a cambiare il mondo. È vero che quello che faremo sarà la classica goccia nell’oceano, come faceva notare Madre Teresa. È vero che l’oceano ha bisogno anche della nostra goccia. Ma non credo proprio che risolveremo il problema della miseria nel mondo… Penso che l’esperienza di Calcutta ci aiuterà a capire e condividere l’opera delle Missionarie della Carità, il loro messaggio d’amore. Il loro riconoscere la persona di Cristo nel prossimo. In fondo, a Calcutta voglio andare per cambiare me stesso, le mie miserie, i miei egoismi. Forse è da lì che bisogna cominciare per cambiare il mondo?

venerdì 24 dicembre 2010

E' Natale

E' Natale ogni volta che sorridi
a un fratello e gli tendi una mano.
E' Natale ogni volta che rimani
in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che non accetti
quei principi che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta che speri
con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta che riconosci
con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta che permetti
al Signore di rinascere per donarlo agli altri.


Madre Teresa di Calcutta


- 3!!

Ora che ho finito gli esami la consapevolezza della nostra imminente partenza é tornata con forza nei miei pensieri...fra tre giorni sarò su un aereo che mi porterà dall'altra parte del mondo a vivere un'esperienza indimenticabile!! Non sono mai stata in India e non ho mai fatto un campo di lavoro: sono emozionatissima!!  Mi sembra di essere in bilico fra "due mondi": da una parte la Babs di settimana scorsa che andava all'università in bicicletta nella tranquilla Friborgo, dall'altra la Babs di settimana prossima che ogni mattina si avvierà per le ultra affollate vie di Calcutta per andare a prestare servizio alle Case di Madre Teresa...che capovolgimento! Uno dei miei obbiettivi personali é fare in modo che questi due mondi non restino separati: spero che tutto quello che vivrò/vedrò laggiù salga con me sull'aereo di ritorno e che un pezzetto di Calcutta resti per sempre con me, anche quando sarò ritornata alla mia vita quotidiana...
Buon Natale a tutti!!


PS: sono finalmente riuscita a trovare una valigia piu grande: mi dispiaceva che su 30kg di peso che possiamo portare (che sarà principalmente costituito da materiale umanitario) la mia valigia riuscisse a contenerne solo 20!

mercoledì 22 dicembre 2010

Ritorno in India

Ha ragione Simo che ha scritto: “è un campo di lavoro che è nell'aria dai tempi del primo campo di lavoro in India”.

Certo, il pensiero di ritornare a trovare Padre Mariano nel suo lebbrosario di Puri l’ho coltivato dal momento in cui sono salito sul quel famoso aeroplano che… avevamo perso. Chi c’era si ricorderà certamente cosa Padre Mariano ha fatto per farci ritornare a casa al più presto. Dal momento che avevamo effettivamente perso l’aeroplano non ci ha più abbandonati (è riuscito anche a trovare un albergo per farci passare la notte in modo tranquillo!) fino a quando il “comandante” (il sottoscritto) di quel magnifico gruppo ha lasciato l’aeroporto di Bhubaneswar.

Mi ricordo ancora oggi come se fosse ieri il suo ultimo saluto con un forte abbraccio (lo sento ancora adesso con un certo qual brivido nella schiena) per rassicurarmi che tutto sarebbe andato per il meglio; una parte del gruppo era volata su Calcutta e i rimanenti partivano per Bombay senza sapere bene come sarebbe andata a finire l’avventura.

Certo, le nostre offerte avevano fatto di Padre Mariano un improvvisato milionario. Inoltre siamo anche riusciti a costruirgli una fontana nel patio del Centro di Spiritualità, l’ultima (ma non meno importante) sua grande opera. La “sua” fontana (Mauro credo proprio che ce la godremo!) lo aveva reso felice come un bambino, è stato per lui un regalo di Natale (2004) che credo sognava da molto tempo; con che passione ha seguito tutte le fasi di costruzione anche fino a notte inoltrata!

Tutto quanto gli abbiamo potuto dare era per i “suoi” lebbrosi, per i “suoi” allievi della Beatrix School, per la “sua” cucina della misericordia. Non si curava della salute (era sempre un po’ malaticcio anche se non lo faceva vedere), per lui c’erano solo i lebbrosi, i poveri, gli abbandonati. A me è sempre piaciuto paragonarlo a Madre Teresa di Calcutta.

Padre Mariano e Madre Teresa sono i “miei” santi, due missionari straordinari che hanno segnato profondamente la mia vita e per questo non cesserò mai di ringraziare il Signore di avermeli fatti conoscere e incontrare.

Sono loro che mi hanno “ispirato” ad organizzare i campi di lavoro del clan rover e della comunità capi della Tre Pini: il primo a Puri presso il lebbrosario creato da Padre Mariano e quest’anno il quarto a Calcutta presso le Suore missionarie della carità di Madre Teresa. Idealmente il cerchio si chiude per di più con la bellissima appendice del ritorno a Puri assieme a Mauro e a Vitti oltre che a Sandra (con lei avevo conosciuto Padre Mariano a Puri nel 1997), Nives e Franco.

Un aspetto che mi ha colpito di queste due “santi missionari dell’amore di Dio” è la completa e incondizionata fiducia nella Divina Provvidenza senza la quale non avrebbero mai potuto fare quello che hanno fatto.

Cosa può fare la Divina Provvidenza!

Questa mattina a messa mi è stata consegnata una busta con 1000 fr per le suore di Calcutta. Poi, mentre tornavo a casa dopo il servizio in Casa anziani un'altra signora me ne ha consegnata un’altra con 2500 fr. Prima di mezzogiorno ne ricevo una terza con 100 fr, una quarta con altri 2500 fr e la promessa di una quinta. Cosa dire? Niente se non che dobbiamo avere ancora più fiducia nella Divina Provvidenza e invocarla perché missionari volonterosi e coraggiosi possano continuare ad aiutare e fare felici poveri, ammalati, diseredati, persone sole e abbandonate, le persone che Gesù amava più di tutte incontrare.

martedì 21 dicembre 2010

Un post-it...

Da quando è stato creato questo blog c'è un post-it attaccato sulla mia agenda che mi guarda quotidianamente e mi dice "Scrivere sul blog". Ma dico io, c'è bisogno di un post-it per ricordarmelo? E' un viaggio che è organizzato da quasi un anno, è un campo di lavoro che è nell'aria dai tempi del primo campo di lavoro in India, è un'esperienza che non vedo l'ora di vivere... Eppure ho sentito la necessità di un post-it per ricordarmi di scrivere qualcosa su questo blog, quasi fosse un obbligo...
E' proprio da questo post-it rimasto incompiuto per più di un mese che parte la mia riflessione. Ancora una volta la vita quotidiana, il lavoro, gli impegni privati e non, la frenesia delle giornate e dell'arrivo del Natale mi hanno impedito di fermarmi un attimo, di riflettere su ciò che stiamo per fare, di agitarmi ed emozionarmi per questo campo di lavoro. Forse non è nemmeno necessaria chissà che preparazione, ma avrei voluto che questo viaggio non fosse semplicemente un pensiero - anche se costante - posto nelle retrovie della mente, sempre scavalcato da pensieri all'apparenza più attuali e più urgenti. Non sono riuscita o non ho voluto prendermi questo tempo.
Sorrido, perché rileggendo i diari degli altri campi di lavoro, riguardando le foto, rivivendo quei momenti e quelle emozioni, mi viene in mente che è una storia che si ripete: arrivo sempre un po' in ritardo con i preparativi, vivo al 150% l'esperienza del campo, mi prende tutta, sposta completamente il baricentro del mio quotidiano e della mia percezione delle cose, torno in questa nostra realtà assolutamente spaesata e poi - prima o dopo - torna tutto come prima.
Sono però sicura di una cosa: anche se le domande rimangono più di mille, anche se mi chiedo continuamente se lo faccio per me o veramente per gli altri, anche se ciò che facciamo è "solo una goccia", la ricchezza e la forza che mi dà un'esperienza come questa hanno un valore inestimabile.
Ho voglia di partire, non c'è dubbio, ed ora manca davvero pochissimo...ho voglia di condividere con gli altri del gruppo quest'esperienza e sicuramente laggiù non avrò bisogno di nessun post-it per ricordarmi di scrivere qualcosa su questo blog, ciò che vedremo e vivremo sarà incontenibile e cercheremo di farlo vivere anche a chi non potrà salire sull'aereo il 27 dicembre...
Per ora Buon Natale a tutti e... a risentirci da Calcutta!

Simo

lunedì 20 dicembre 2010

Finalmente!

Sabato mattina abbiamo fatto la foto di gruppo che Sandro ha già messo sul blog...
Questo campo di lavoro sarà diverso dagli altri ai quali ho partecipato e guardare la foto è già un'emozione. Ci aspetta un'esperienza particolare e la speranza è che la possiamo vivere con il cuore e la mente aperti a tutto e a tutti.

Mauro

domenica 19 dicembre 2010

Perché Calcutta?

Ho raccontato ad un amico del nostro progetto di campo di lavoro a Calcutta e lui mi ha fatto questa osservazione: “Ma che senso ha andare così lontano, quando i poveri e i bisognosi esistono anche qui da noi? E poi, perché portare la nostra cultura occidentale a un popolo che ha altre abitudini e credenze?”

Sono osservazioni certamente giuste. La carità, che è amore, dobbiamo saperla vivere in ogni momento della nostra giornata. Con tutte le persone che ci stanno accanto, in famiglia e sul lavoro. Anche quelle che non ci vanno a genio. Forse sarà più facile metterla in pratica a Calcutta…

La riflessione del mio amico, però, non mi ha lasciato tranquillo. Mi ha dato da pensare e ho trovato cinque ragioni per le quali credo per me sarà importante il viaggio in India.

1. Porteremo ai poveri di Calcutta soldi, medicine, vestiti. Qualcosa per alleviare un po’ le loro sofferenze. È un gesto condiviso con tutti quelli che ci hanno aiutato con donazioni e che ci accompagnano con le preghiere e il pensiero.

2. Ci inseriremo nel grande progetto voluto da Madre Teresa. La sua opera può esistere anche grazie al contributo dei molti volontari che vanno a Calcutta da ogni parte del mondo e che aiutano le Missionarie della Carità nella loro opera quotidiana.

3. Sarà un modo per concretizzare l’ideale dello scautismo. Potremo mettere in pratica l’ultimo messaggio del Buon Vecchio Fondatore: “cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non lo avete trovato.”

4. Stando assieme e potremo condividere la nostra esperienza, le nostre riflessioni, le nostre ansie e le nostre gioie. Sarà una tappa sulla strada dello scautismo adulto.

5. Vivremo nei luoghi di Madre Teresa, la santa della carità. Potremo cercare di capire il suo messaggio, la sua vita, la sua fede. E sarà certamente l’occasione per far crescere anche la nostra, di fede.

lunedì 13 dicembre 2010

I preparativi fervono

I preparativi per la partenza (fra due settimane giuste saremo già in volo!) si fanno sempre più pressanti e… si vedono anche!

Una gara di solidarietà per aiutare i più poveri dei poveri

La raccolta di offerte da portare alle suore di Madre Teresa viaggia a gonfie vele.

Le BA dei lupetti (2121), degli esplo (1808) e dei pionieri (3530) hanno fruttato 7459 franchi, BRAVI BRAVISSIMI A TUTTI.


Le offerte libere raccolte in occasione dei tre concerti di beneficenza che si sono tenuti a Tesserete, Breganzona e Massagno sono state di 6174 franchi.

Le offerte pervenute finora sul conto postale della sezione sono di franchi 8220.

In totale siamo a 21853 franchi e mancano ancora due settimane alla partenza!
Ancora un ultimo sforzo e raggiungeremo quota 25000 franchi, un regalo stupendo per le Suore Missionarie della carità di Madre Teresa. Grazie all'impegno del gruppo che si recherà a Calcutta e di tutta la sezione la divina provvidenza offrirà loro un aiuto in più.