lunedì 17 gennaio 2011
La lezione di Suor Laura
Suor Laura, superiora delle Sisters of Charity di Puri, l'ho incontrata per la prima volta lunedì quando è venuta a cercarmi all'Isophanthi Ashram, il Centro di spiritualità dove pernottiamo. Ci conoscevamo solo via mail per l'organizzazione dell'azione padrinati che la Tre Pini di Massagno ha iniziato a partire dal campo di lavoro del 2004/05.
Le avevo scritto che mi sarebbe piaciuto, venendo a Puri, incontrare i bambini che i padrini di Massagno aiutano con un modesto - per noi - contributo di 150 franchi all'anno importantissimo per la loro formazione scolastica.
Detto, fatto. Martedì mattina viene a prenderci al Centro e ci conduce alla casa delle suore. Seguendo un programma intenso e una tabella di marcia precisa inziamo la visita alle diverse attività e istituzioni che le suore svolgono per i ragazzi e le famiglie dei pescatori e degli uomini risciò, le più povere qui a Puri: preasilo, scuola elementare, scuola per i genitori, scuola per ricamatrici e lavori a maglia, scuola di sartoria. Ogni visita inizia con l'accoglienza e il dono floreale agli ospiti (siamo in otto) a cui fanno seguito danze e canti e dimostrazioni pratiche dell'attività. I ragazzi sono stipati in locali angusti e poco illuminati, seduti per terra su teli di plastica che fungono da tappeto. Suor Laura, con un'abilità da autentico manager, dirige le operazioni; s'intrufola fra le fila dei ragazzi, li sprona e li stimola affinché la presentazione risulti perfetta. Nulla è lasciato al caso e tutto funziona a meraviglia. Siamo esterrefatti per quello che vediamo ed ascoltiamo e godiamo di momenti di intensa commozione (in particolare quando s'inchinano a toccarci i piedi in segno di rispetto e di riconoscenza) e grande gioia. Scattiamo centinaia di fotografie, ma le immagini più belle le conserviamo negli occhi e nel cuore.
Non manca lo spuntino a metà mattinata a base di ottimi dolci confezionati dalle suore e il pranzo nel luminoso e arieggiato refettorio.
Il momento più intenso della giornata è stato l'incontro con i 170 figliocci dei padrinati che Suor Laura ha fatto venire alla casa delle suore con uno stratagemma tanto semplice quanto efficace. La settimana precedente ha ritirato loro il libretto di risparmio della banca (i soldi dei padrinati vengono infatti gestiti dalle famiglie dopo una debita istruzione da parte delle suore) con l'ordine di ritirarlo oggi pomeriggio. Così, dopo il pranzo, il giardino delle suore, sempre curatissimo e con tanti fiori, è stato preso d'assalto dai ragazzi accompagnati tutti da un genitore. Messi faticosamente in fila e scrupolosamente numerati (un semplice biglietto con il numero del padrinato appuntato con uno spillo sul misero vestito) come se partecipassero a una gara sportiva uno dopo l'altro li ho fotografati (i loro bei sorrisi li riservavano comunque sempre al dopo foto!) dopo di che hanno potuto ritirare il libretto di risparmio. Festa e saluti finali con l'ennesima consegna di fiori da parte dei bambini e un regalo da parte delle suore a tutti noi. Ringraziamo con alcuni canti accompagnati alla chitarra da Vittoria.
Sorpresa finale. Fuori dal cancello della casa delle suore ci aspettavano, orgogliosi e vestiti a festa, gli uomini risciò che quest'anno hanno ricevuto dalle suore un veicolo nuovo fiammante, dono che ricevono coloro che si impegnano a seguire un anno di istruzione e di formazione generale. L'anno di scuola, ci dice Suor Laura, li rende più responsabili, bevono di meno e capiscono l'importanza di un comportamento corretto nella vita.
Nuovo spuntino con dolci alla fine di una giornata intensissima e foto di gruppo con tutte le suore che salutiamo con grande commozione ed emozione.
La cronaca è forzatamente lunga perché tantissimi sono stati gli incontri e le attività previste dal programma della giornata diretta magistralmente da Suor Laura che si è prodigata in tutti i modi per accondiscendere al desiderio che le avevo espresso in una mail. Alla fine della giornata sul suo volto si leggeva la stanchezza fisica, ma anche la gioia di averci mostrato quello che ogni giorno le suore fanno con grande spirito di amore e di sacrificio per i poveri di Puri.
Madre Teresa, Padre Mariano, Suor Laura tre persone che hanno saputo soddisfare a pieno la sete (I THIRST) di amore del Crocifisso.
Tre esempi di vita per tutti noi che a fatica riusciamo a rinunciare a noi stessi per dedicarci a chi, vicino a noi, ha bisogno di essere aiutato materialmente o spiritualmente.
La lezione di Padre Mariano
Domenica 9 gennaio. Giornata dedicata alla memoria di Padre Mariano. Iniziamo con la celebrazione della messa nel suo ex studio che è stato trasformato in un piccolo museo dove sono raccolti i suoi oggetti personali, le onorificenze ricevute e tante bellissime fotografie che lo riproducono con quel suo sorriso sereno e bonario (oserei definirlo anche sornione) che affascinava tutte le persone che incontrava. In quello studio dove, lui vivente, regnava un disordine ordinato c'ero stato più volte; questa mattina la sua presenza era molto speciale. Padre Kurian ha ricordato la sua dedizione totale alle persone che incontrava indipendentemente dalla loro fede religiosa. La sua attenzione era per la persona, per l'uomo soprattutto se povero, ammalato, bisognoso di aiuto, esattamente come Madre Teresa.
Chiediamo perdono al Signore per la nostra incapacità ad amare incondizionatamente l'uomo e intoniamo l'inno di gloria al Dio del cielo incamminandoci verso la cappella dell'ashram dove continuiamo l'eucarestia seduti come il celebrante attorno all'altare.
Letto il Vangelo Padre Kurian ci invita ad esprimere quello che sentiamo dentro.
Sono molto commosso. Faccio presente che sono ritornato a Puri con l'intenzione di andare sulla tomba di Padre Mariano, ma mi sono subito reso conto che il modo migliore per ricordarlo è qui dove ha operato e vissuto, fra la sua gente per la quale ha dato tutto se stesso fino a consumarlo fisicamente. La sua presenza qui è palpabile ed è più importante di ieri grazie alla Comunione dei Santi. Dal cielo infatti intercede presso il Padre celeste e la Madonna Nera di Cestocova, che venerava in modo speciale, per tutti noi, per tutti i "suoi" lebbrosi, per tutti coloro che lo invocano nella preghiera.
La sua vita, fortemente segnata dai quattro anni trascorsi nel campo di concentramento di Dachau durante la seconda guerra mondiale, è un esempio, una lezione forte che non potrò mai dimenticare in particolare perché ho avuto la fortuna di conoscerlo ancora vivente.
Ritorno alla realtà
Questa mattina non vado a Prem Dan a fare servizio nella casa Dono d’amore delle Suore missionarie della carità e nemmeno alla colonia dei lebbrosi di Puri.
Sono a Massagno, lontano seimila chilometri dalle realtà che ho incontrato e vissuto le ultime tre settimane a Calcutta e a Puri.
Faccio fatica a calarmi nella nostra quotidianità mentre la mente e il pensiero sono ancora laggiù in quel mondo di miseria, povertà, indigenza dove ho incontrato anche tanta umanità.
L’esperienza di questo speciale campo di lavoro ha un senso e un valore solo se riesco a trovare Calcutta e Puri qui a casa mia, a Massagno.
Ecco perché sono andato a messa nella chiesetta della Madonna della Salute - non in Casa madre - alle sette e un quarto - non alle sei - alla presenza di una quindicina di fedeli - non di centinaia di suore e novizie con i loro bellissimi canti melodiosi. Via Madonna della Salute era silenziosa e deserta e non rumorosa e caotica come Bose Road.
Ho fatto colazione a casa con Sandra e non con tanti volontari provenienti da tutto il mondo.
Solo soletto sono andato a fare servizio alla Casa anziani Girasole, un servizio di un’oretta e non della durata di una mattinata.
E’ Calcutta? E’ Puri? Credo proprio di sì, anche se le emozioni sono diverse e l’impatto con la realtà del nostro mondo è molto più semplice e non ti dà pugni nello stomaco. E poi fra quindici giorni non dovrò fare le valigie ma potrò continuare questo impegno tutti i giorni.
Chiedo al Signore e a Madre Teresa di aiutarmi in questo impegno.
Apri i nostri occhi, Signore,
perché possiamo vedere te
nei nostri fratelli e sorelle.
Apri le nostre orecchie, Signore,
perché possiamo udire le invocazioni
di chi ha freddo, fame, paura.
e di chi è oppresso.
Apri il nostro cuore, Signore,
perché impariamo ad amarci gli uni e gli altri
come tu ci ami.
Donaci di nuovo il tuo Spirito,
Signore, perché diventiamo un cuor solo e un'anima sola,
nel tuo nome.
Donaci, Signore, un cuore nuovo!
venerdì 14 gennaio 2011
La lezione di Madre Teresa
Domenica 9 gennaio siamo andati con Padre Kurian a vedere il tempio dedicato al dio Jagannath. Camminando lungo una delle stradine sterrate della citta` vecchia ci siamo trovati di fronte a una scena di una crudelta` raccapricciante che nemmeno a Calcutta avevo visto. Un uomo mezzo vestito di stracci luridi era accasciato a terra sul bordo della strada in mezzo alla polvere e all`acqua davanti all`entrata di un negozio con un nugolo di mosche che lo perseguitava nelle parti basse del corpo in parte scoperte. Aveva dei tremiti strani e sembrava moribondo. Ci fermiamo tutti, Padre Kurian per primo, e rimaniamo increduli e sbigottiti. La strada e` animatissima e nel negozio la gente entra ed esce passando accanto a quell`uomo ignorandolo completamente. Padre Kurian parla con i gestori di alcuni negozi vicini facendo presente la cosa, ma non ottiene soddisfazione alcuna. Pare che l`uomo sia conosciuto anche per consumo di droga e allora...
Madre Teresa in una delle sue magnifiche preghiere dice:
Signore dammi il tuo cuore per passare questa giornata amando ogni uomo anche solo perche` uomo.
Lei se ne sarebbe sicuramente preso cura e avrebbe fatto qualcosa per quell`uomo disperato e disgraziato nello stesso tempo. Invece domenica pomeriggio nessuno si e` occupato di lui. E noi bianchi e stranieri in una citta` santa affollata di gente che si recava al grande tempio induista (vi lavorano 6000 persone e distribuiscono giornalmente 35000 pasti ai pellegrini e alla gente della citta`) poco lontano da quel luogo cosa potevamo fare?
Credo proprio niente, ma Madre Teresa ci ha insegnato diversamente e allora vado in crisi e mi rendo conto quanto sia difficile vivere la carita` e l`amore come li ha vissuti lei.
Un abbozzo di conclusione...
Siamo sempre più vicini alla fine del campo in India.
Antonio, Babs, Seba ed io siamo rientrati da ormai tre giorni. E la quotidianità ha ripreso il suo corso. Chi sul lavoro, chi a scuola, chi a preparare gli esami. Qualche acciacco fisico, ma fa parte del gioco.
Don Paolo, Martina e Simona, Mauro, Sanro e Vitti, che si sono mossi in varie regioni dell’India, si ritroveranno stasera all’aeroporto di Calcutta dove passeranno la notte in attesa del volo che domani li riporterà a casa. Li aspettiamo con impazienza.
In questi giorni ho avuto molto tempo per pensare e con la mente sono sempre laggiù, in India. È stata un’esperienza fortissima, che ci ha proiettati in una nuova dimensione, con odori, rumori e modi di essere ai quali non siamo abituati. Vivo anche un grande sentimento d’ingiustizia: perché c’è così tanta differenza nel nostro mondo, dove c’è che ha troppo e chi non ha niente?
Mi voglio provare in una piccola conclusione.
È stata certamente l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Sognata da anni, attesa con un certo timore, dura ma affascinante da vivere. È stato bello viverla assieme: potere confrontare le nostre sensazioni, le nostre emozioni, i nostri pensieri. Questa esperienza è un segnale molto forte e noi tutti siamo alla ricerca di forti emozioni. Ma vivere a Calcutta, con l’esempio delle suore e di tutti i volontari, è una situazione privilegiata. Sei costantemente richiamato a vivere fino in fondo e con intensità tutti i momenti della giornata.
Sapendo che sei stato a Calcutta, la gente ti guarda con una certa ammirazione. Io invece sono ben cosciente di non aver fatto niente di eccezionale. Casomai mi sembra di aver dimostrato un certo coraggio. Ma la vera forza è quella di chi, nella quotidianità di casa sua, sa vivere tutti i giorni con amore.
La mia speranza, il mio augurio, il mio desiderio, è che riusciamo a vivere nella vita di tutti i giorni quello che abbiamo imparato a Calcutta.
mercoledì 12 gennaio 2011
L'esperienza di Puri
lunedì 10 gennaio 2011
Cos'e' cambiato?
Allora qual e' il senso?
Ne abbiamo discusso fra di noi ieri sera e forse delle parole-chiave del campo potrebbero essere "continuita" e "cambiamento personale". Venendo a Calcutta, allo stesso modo degli altri volontari e delle miriadi di donne che diventano suore missonarie della carita', abbiamo continuato l'opera meravigliosa di Madre Teresa che oggigiorno a raggiunto dimensioni enormi (sedi sparse in tutto il mondo, moltissimi nuovi arrivi nell'ordine, ...) anche grazie al contributo e all'aiuto dei volontari. In queste due settimane ho infatti notato che appena partiva un gruppo di volontari subito ne arrivava un altro altrettanto numeroso e desideroso di aiutare il prossimo.
Ma per me il vero senso del campo e' il mio cambiamento personale: sono convinta che un'esperienza come quella che ho vissuto queste due settimane non possa non cambiare il mio modo di vivere e di percepire la vita. E' come se avessi piantato dentro di me un seme che non potra' non germogliare...torno a casa con una grande ricchezza e spero di poter continuare il mio servizio anche in Svizzera perche', anche se qui a Calcutta e' piu visibile, la poverta' esiste dappertutto.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza indimenticabile: la mia famiglia, Sandro che ha organizzato questo campo e soprattutto tutto il gruppo con cui ho vissuto e condiviso queste due settimane. GRAZIE.
E arrivederci Calcutta...non addio.
L'eucarestia ti mette le ali
Viaggio a Puri
10.01.2011
A Prem Dam la mattina e` trascorsa intensamente. Con avvenimenti toccanti: ho avuto la tristezza di vivere la morte di un pover uomo ormai ridotto a pelle e ossa. Le suore lo hanno svestito cosparso di polvere bianca, mi e` sembrato del talco, lo hanno rivestito con pantalone e camice bianco, infine recitato le preghiere prima di essere portato via. Tutto si e` svolto nello stanzone con gli altri degenti quasi non curanti che andavano e venivano.
Per dimenticare le tristissime immagini e per non pormi troppe domande con maggior iniziativa mi metto con piu`vigore al servizio di tutti gl'altri disperati, sperando di alleviare le loror pene anche solo con la compagnia silenziosa, ma apprezzata. Cosi` mi capita di tenere le mani a un cieco, tanto magro da sentirgli tutte le ossa e il freddo di un corpo che non trasmette piu` calore, quasi un presentimento di morte, la sua ricerca continua delle mie mani per tirale a se` a coprirsi la testa mi e` sembrato un segno di bisogno estremo, di protezione ed aiuto. A mezzogiorno siamo due volontari ad aiutarlo a mangiare, uno a tenerlo sollevato, l'altro a imboccarlo e mentre svolgo questi compiti mi pongo tutte le domande del mondo sul senso della vita.
Nell'ultima mattina, tutti siamo stati particolarmente confrontati con tanta miseria umana, la risposta e` che forse ora dopo dieci giorni abbiamo incominciato ad aprire veramente gl'occhi e vedere l'uomo solo abbandonato a se` stesso nell'animo e nel suo fisico delibitato.
Poi una corsa al parco botanico per vedere il Ficus beniamino piu` grande al mondo, attraversando il ponte Vidyasagar Setu , ponte su due appoggi giganteschi con cavi di sostegno, una meraviglia dell'ingegneria.
Ultima serata nella caotica Calcutta dove il tempo non ha valore, perche` tanto ci sara` una prossima vita ........
Stamattina e` stato diverso. Camminavamo in silenzio, come stessimo facendo una processione. Come sempre abbiamo visto scene tremende, ma al posto di meravigliarcene, siamo passati senza commentare, come se fosse normale. La nostra psiche ha messo uno scudo per difenderci da questa realta` assurda? Non mi sorpenderebbe se fosse cosi e da un lato capisco i milioni di indiani benestanti che sembrano non curarsi della poverta` attorno a loro... In realta` sono profondamente triste perche` dopo tutto questo tempo, comincio a rendermi conto che mentre per me domani sara` tutto finito, per la maggior parte della gente di qui, questa tremenda realta` durera` tutta la loro vita.
Nonostante cio` l`ultima mattina di lavoro a Prem Dan mi da speranza e anche se si tratta di una goccia nell`oceano, l`ultimo saluto ai pazienti mi riempie di gioia. Anche se forse un giorno tornero`, difficilmente incontrero` ancora qualcuno di loro. Mentre abbraccio il mio ometto preferito mi viene da piangere, ma mi trattengo... Lui mi saluta con un magnifico sorriso, uno dei tanti bei ricordi che portero` a casa...
domenica 9 gennaio 2011
Vita di strada
L'unico modo per capire un po del loro mondo e' accovacciarci anche noi sul marciapiede e permettere che ci sia uno scambio. e' l'esempio della famiglia di fronte al nostro albergo a cui abbiamo dato cibo e coperte o quello di Cocumonu, la ragazzina che vive fuori dai portoni di Shishu Bavans. Le avevo promesso del latte per la sorellina prima di sapere che spesso e' una fregatura e che poi lo rivendono, quindi ieri l'ho comprato ma glie l'ho aperto. Mi ha poi preso per mano e abbiamo fatto una passeggiata: mi ha raccontato che ha due sorelline piu piccole, che la mamma e' morta, che il papa e' un uomo cavallo che arriva tardi la sera per preparare alle figlie la cena sul marciapiede. Alla fine mi sono ritrovata in un ristorantino di strada a comprarle due porzioni di riso con pollo per lei e la sua famiglia: ci siamo salutate ridendo con lei che prendeva in giro il garzone indiano che mi guardava imbambolato.
Oggi invece mi sono fatta fare l'henne al piede da una ragazza indiana che si e' autoproclamata sccompagnatrice dei volontari che cercano la mother house aspettandosi un'entrata imponente invece di una porticina su una stradina laterale (e' lei che ci ha accompagnati il primo giorno). Mi ha fatto sedere per terra e ha iniziato a pasticciare sul mio piede...tempo 5 minuti e giuro ero circondata da una decina di indiani di tutte le eta' e le classi sociali che guardavano il lavoro, commentavano e se caso strappavano la bustina dell'henne e contribuivano all'opera d'arte. Mi chiedevano da dove venissi, mi raccontavano le loro storie, mi indicavano oggetti dicendomi come si chiamavano in hindi. Lungo la caviglia mi hanno anche scritto tremolante il mio nome ma siccome non ce'era piu spazio e' venuto fuori cosi
A
BARBA
R
...che ridere! Mi manchera' tantissimo tutto questo: penso alle vie pulite svizzere, dove tutti hanno fretta e ognuno pensa a se e poi penso a queste vie affollatissime di persone, animali, mezzi, un rumore insopportabile, una grande poverta', ma dove tutti hanno tempo per scambiarsi una parola, dei consigli, per aiutarsi nella dura impresa che e' la vita.
Penultimo giorno a Calcutta
Essendo domenica volevamo tornare a Nabo Jibon a lavare i bambini di strada ma dovendo giustamente lasciare il posto ai volontari che non ci sono ancora andati, ci siamo avviati verso Prem Dam.
Dopo aver lavato la solita pila di panni entro nel salone dormitorio ad aiutare a fare i letti e noto che le lenzuola, che vengono cambiate ogni giorno (la maggioranza delle ospiti e' incontinente) e che solitamente sono lise a quadretti colorati, sono di un elegante bordeaux. Lo commento con una volontaria e mi risponde: "Ma certo, e' domenica!!" La cosa mi colpisce: moltissime delle donnine di Premdan sono anziane e confuse o cieche o altrove con la mente...e' necessario fare loro questa attenzione di cui probabilmente neanche si accorgono?
La risposta e' ovviamente SI. Premdan non cura solo le ferite fisiche ma cerca di ridare una dignita' a chi per tutta la vita e' stato trattato come una bestia. Molte delle ospiti non camminano ma strisciano per terra come ragnetti non perche' non ne sono in grado ma perche' per anni sono state rigettate dalla societa'. Le lenzuola bordeaux hanno lo stesso, grande valore del "frivolo" smalto, del gilet rosso che indossavano tutti il primo dell'anno.
Questo pomeriggio c'era la mezza idea di andare a Dahia dan, la casa dei ragazzi handicappati, ma abbiamo imparato la lezione: Calcutta e' una citta' che assorbe tutte le energie, bisogna fare le cose con calma senza stressarsi senno' non ce la facciamo. Per cui dopo il pisolo (io ho dormito, non so gli altri) siamo andati a fare spese folli...ho portato i tre men in un negozietto di due ragazzi indiani disponibilissimi. In qualita' di consigliatrice personale e indossatrice posso assicurare che e' stato uno spettacolo vedere Maaurizio, Antonio e Seba districarsi fra pashmine, collane, borse, vestiti e chi-piu-ne-ha-piu-ne-metta immaginando cosa potesse piacere a figlie, mogli, fidanzate varie!!
Questa sera probabilmente andremo a mangiare alla taberna vasca, unico ristorante dove si mangia cibo europeo, anche l'insalata (dopo esserci assicurati che viene lavata con l'acqua minerale)...ieri sera per dessert abbiamo avuto un VERO muffin al cioccolato con un VERO cappuccino!! Se infatti la prima settimana abbiamo sperimentato parecchio il cibo indiano, dopo essere stati male tutti, ora le nostre voglie sono molto meno etniche e agognano un bel piattone di polenta e brasato!
Contrasti a Calcutta
Ecco un breve elenco di alcuni contrasti visti a Calcuta.
- I volontari americani, puliti, ipervitaminizzati e rigorosamente XXL, occuparsi dei malati di Prem Dan, denutriti, magrissimi e storpi.
- La vita all'occidentale della Park Street, con luminarie, Mac Donald e negozio della Rolex, con le strade a pochi metri di distanza dove la gente muore di fame.
- La pulizia e l'ordine delle case delle Missionarie della Carita' con il degrado e la sporcizia del mondo che sta attorno.
- L'altare dedicato alla dea Kali accanto all'edicola con l'immagine di Madre Teresa.
- Il canto armonioso delle cento e piu' suore nella cappella della casa madre con i rumori infernali della strada di fuori.
- Il "green" di tennis circondato da un muretto sul quale sono appoggiati i teli delle tende della gente che vive sui marciapiedi.
- Il metro', modernissimo e funzionante, e l'uomo-cavallo che percorre a piedi nudi le vie della citta'.
- I parchi della citta', perlopiu' desolatamente vuoti e poco sfruttati dagli indiani e le vie del centro, dove sei circondato da una fiumana di persone.
- La messa alla casa madre, mentre fuori senti i suoni degli altoparlanti che chiamano i musulmani alla preghiera.
I colori vivavci del mercato dei fiori e il grigio cupo del viottolo dove vivono e lavorano i fabbri.
Il riposo di Madre Teresa
Tutte le mattine le suore scrivono sul monumento una citazione della Mother con i petali di fiore. Ogni giorno un pensiero nuovo. Durante il giorno la gente porta fiori e accende candele. Tutte le sere vengono tolti i fiori e il monumento viene lucidato e pulito.
E' veramente tutto molto semplice ed umile, in piena sintonia con la figura di questa santa dell'umilta'. Madre Teresa e' beata, e' conosciuta ed amata in tuto il mondo, ha ricevuto il premio Nobel della pace e moltissimi altri riconoscimenti, eppure ha saputo, anche dopo la morte, essere semplice tra i semplici.
Impatto ambientale
- Principali fonti di inquinamento: senza dubbio il traffico. Il parco veicoli e` costituito al 90% da modelli molto vecchi con consumi ed emissioni notevolmente maggiori a quelli dei veicoli moderni (niente catalizzatore o filtro delle poeri fini). Al secondo posto come emissioni inquinanti metterei i numerosissimi fuochi che vengono quotidianamente accesi ai bordi delle strade. Stamattina usciti dall`hotel c`era un densissimo fumo nero, stavano bruciando un pneumatico!
- Principali inquinanti: polveri fini, ossidi di azoto e ozono sono sicuramente alle stelle ed infatti molti tossiscono e anch`io sento gia la gola che brucia e gli occhi che piangono, specialmente quando sto un po` nel traffico...
- Rifiuti: non si trovano cestini per la raccolta dei rifiuti e tutto deve essere gettato in strada, senza separazione. A questa ci pensano dei netturbini che a mano separano i rifiuti organici da plastica altre tipologie di rifiuto che vengono portati chissa` dove. Il resto e` bruciato in loco ed alla mattina restano i mucchi di cenere. Alcuni cercano poi tra la cenere resti di sostanze non bruciate.
- Acque: il colore del fiume Howrah (il ramo del Gange che passa per Calcutta) non lascia intuire niente di buono, comunque al mercato vendono diversi tipi di pesce... Lungo le strade sono presenti sovente dei canali di scolo dove si intravvede (e sente) acqua MOLTO inquinata, specialmente da sostanze organiche...
Quando i bambini fanno chocolate!
sabato 8 gennaio 2011
Una vita in strada
Ecco la foto di una delle famiglie che vivono per strada proprio di fronte al nostro hotel (vedi la scritta - Circular hotel -). Abbiamo dato loro qualche coperta, maglietta e un po` di cibo... poche cose che ci fanno sentire impotenti di fronte ad una realta` presente ad ogni angolo di strada.
Mentre la famiglia mi chiede che che scatti altre foto, un passante benestante si arrabbia con me e vuole che io smetta. Cerco di spiegafgli che sono un volontario e sono qui per aiutare i poveri, ma non vuole proprio, cosi discretamente saluto e vado...
Calcutta e' anche...
... il lebbroso che chiede la carita' mostrando le piaghe,
... l'avventura di un tragitto sul bus piu' scassato del mondo,
... i cani che dormono in mezzo alla strada,
... il mercato dei fiori che non riesci nemmeno a passarci da tanta gente che c'e',
... il bambino che pesa la verdura con la stadera,
... l'occhio infallibile dei conducenti che riescono a districarsi in una circolazione impossibile,
... la mamma che dorma sul marciapiede cercando di scaldare con il suo corpo il suo bambino,
... il presepe sempre presente nelle case delle Missionarie della Carita'
... il bambino che sorridendo ti saluta per strada,
... l'uomo in bicicletta con 30 galline appese al manubrio,
... le auto e le moto che non hanno specchietti retrovisori, altrimenti non riuscirebbero a passare
... gli scribani lungo la strada, che sembra di essere tornati indietro di 80 anni,
... le bestie che frugano nei mucchi delle spazzatura
... la gente che al mattino si lava i denti per strada,
... l'uomo-cavallo storpio,
... un uomo che apre il sacco dei rifiuti per trovare del materiale da riciclare,
... un intero marciapiede di 500 metri occupato da ripari di fortuna, dove la gente vive,
... qualcuno che al mattino si scalda le mani sui mucchi di spazzatura bruciati dagli spazzini,
... le divinita' indu' sul cruscotto degli autisti dei taxi,
... otto ciechi che camminano in fila dandosi la mano,
... il pianto di un neonato sulla strada che squarcia le tenebre della notte,
... uomini che sputano per terra,
... il camerone con 30 bambini handicappati nella casa di Shishu Bavan,
...
La serenita' delle suore
Mi e' venuto in mente questo episodio l'altra sera, durante l'adorazione. Avevo come sempre davanti a me alcune delle Missionarie della Carita' e leggevo sui loro volti tutta la tensione verso l'ostia consacrata, ma anche la gioia di poter essere li'. E dire che si alzano alle 4.40 del mattino e lavorano ininterrottamente tutto il giorno: 4 ore di preghiera e 7 di aiuto ai piu' poveri. Una vita di sacrifici, eppure la sera sono ancora fresche e con il volto radioso di chi sta facendo una gita di piacere. C'e' proprio da domandarsi come possano fare.
Una risposta l'ho trovato sul libro di Malcolm Muggeridge "Qualcosa di bello per Dio", pubblicato negli anni '60. "Le suore vogliono offrire tutto a Dio. Sanno molto bene che e' per Cristo affamato, per Cristo nudo, per Cristo senza tetto che compiono questo passo. E questa convinzione, questo amore e' cio' che spinge a comunicare la gioia. Questa e' la ragione per cui le vedi sempre liete. Non sono costrette ad essere gioiose: sono naturalmente felici perche' sono consapevoli di aver trovato quello che cercavano."
I pazienti di Prem Dan
In realta` i primi volontari a Prem Dan sono i pazienti stessi che si aiutano e scherzano a vicenda. Sono restati piu o meno gli stessi dal nostro arrivo.
I piu fortunati guariscono e vengono dimessi dopo pochi mesi (alcuni rimangono come aiutanti i quali spesso si distinguono difficilmente dai pazienti), altri vi restano per anni, alcuni terminano qui la loro esistenza terrena.
Ci sono malati fisici e/o di mente, adulti, anziani e giovani, donne e uomini, indu`, cattolici e mussulmani, poveri nati e vissuti in strada, ma anche persone normali che per un motivo o l`altro si sono ammalate o hanno avuto un incidente grave,... insomamma c`e di tutto!
In queste due settimane ho avuto occasione di stare con loro e osservandoli con attenzione posso dire di cominciare a conoscerli.
Un paziente di cui ho gia scritto e` una specie di ometto grassottello che quando arriviamo al mattino e` sempre imbacuccato in una coperta. Non riesce praticamente a muoversi, ma quel poco che puo fare ci tiene a farlo lui e brontola se si prova ad aiutarlo. Ha un luminoso sorriso che infonde serenita`. Quando non ho niente da fare mi siedo accanto a lui, e ogni tanto lo sfrego vigorosamente per scaldarlo. E` qui da 10 anni.
Vicino si trova sempre un ragazzo, molto scuro di pelle, che parla a fatica e ha sempre una smorfia che mette in evidenza una bella dentatura, fatto raro da queste parti... Solo dopo alcuni giorni ho capito che questi due pazienti sono in realta grandi amici e formano una specie di simbiosi, l`uomo e` la mente, il ragazzo il corpo!
Vicino alla gabbia dei cocoriti, sempre un po` isolato, sta sempre un omino completamente coperto da delle grosse pustole. Non so cosa abbia, ma fa un po` effetto e pochi gli si avvicinano. Il semplice fatto di dargli un po` d`attenzione lo rende contento, cosi` mi siedo accanto e stiamo un po` assieme.
Sullo stesso muretto si trova un giovane uomo, malato di mente. Ha una faccia da bambino e appena gli si da attenzione cerca il contatto fisico, ti prende le mani e massaggia le braccia. Ride e fa dei gesti strani. Io faccio finta di capirlo, anche se praticamente non parla e lui mi stringe forte.
Un paziente di cui ho conosciuto la storia era un bigliettaio del treno che ha avuto un incidente ed ha perso un piede. Non avendo ricevuto delle cure adeguate (le suore ci hanno detto che gli ospedali sono piu sporchi delle strade!) l`infezione e` avanzata ed e` stato raccattato appena in tempo per un amputazione dell`intera gamba grazie alla quale gli e` stata salvata la vita.
Senza un posto fisso un ragazzotto dalla faccia paffuta si aggira per il piazzale. E` timido, ma si avvicina curioso ai volontari che stanno con gli altri pazienti. Ogni tanto improvvisamente grida qualcosa,altrimenti non dice niente. L`ho sempre visto con una grossa fasciatura alla testa. Stamattina l`hanno tolta ed e` rimasta un`enorme tumefazione nera. MOlte delle ferite dei pazienti sono talmente profonde che lasceranno sempre un segno...
Uno dei pazienti piu giovani e un ragazzino che perde sempre bava dalla bocca ed ha una malattia della pelle, penso la scabbia che lo tormenta in continuazione. Ha uno sguardo perso nel vuoto e mi domando cosa pensi. Un volontario gli gratta schiena e pancia e lui e` contento.
Chi piu mi ha sorpreso e` un giovane uomo, praticamente schelettrico che negli scorsi giorni pensavo morisse. Era talmente stanco e magro che non riusciva a parlare, mangiare e stare seduto. Ha un piede avvolto in una palla di garza sporca e si capisce che e` amputato. Sulla gamba aveva una ferita piena di mosche che ho medicato semplicemente, alcuni giorni fa`. Adesso la ferita e` cicatrizzata, sta seduto da solo e mangia senza aiuto.. un piccolo miracolo!
08.01.2011
Abbiamo avuto successo: il pallone ha permesso ad alcuni degenti di divertirsi a gettarsi la palla ed un qualche sorriso in piu` e spuntato sulle loro labbra, gli strumenti per tagliare la barba sono stati apprezzati, perche` ora dispongono di un rasoio nuovo e non vecchie lamette che non riescono a rasare barbe ispide e rade.
Molti hanno chiesto di farsi rasare, questo probabilmente da loro la sensazione di vivere e di contare ancora qualcosa, insomma il mantenersi in buono stato accresce la loro autostima. Nel reparto donne sembra invece che la richiesta per accrescere la propria autostima sia la colorazione delle unghie delle mani e dei piedi.
Siamo cosi` convinti che non e` stata una mattina di routine e siamo ritornati in albergo stanchi ma contenti di aver combianto qualcosa di buono.
Alle 15.00 abbiamo salutato Sandro, Vitti e Mauro che sono partiti per Puri. Citta` sull`Oceano Indiano, dove certamente l`aria e` piu` salubre rispetto a quella irrespirabile di Calcutta. Un attimo d'invidia da parte di chi resta e` quindi lecito sapendo come le albe e i tramonti di Puri lungo spiagge infinite sono immensamente belli. Buon viaggio!
venerdì 7 gennaio 2011
Il viaggio continua?
Il blog si fermera' solo quando tutti saranno rientrati? Credo proprio di si. Di cose da raccontare ce ne sono ancora molte! Restate connessi!
Le perle di questo campo di lavoro
- L`entusisamo di Suor Adriana che ci ha trasmesso con il suo modo di parlare semplice, diretto, chiaro.
- La risposta di Suor Adriana a una nostra domanda con la quale ci ha spiegato che non dobbiamo mai confondere la vocazione con le difficolta` della vita.
- Tante piccole e forti emozioni incontrando le suore in cappella e sul lavoro e i volontari provenienti da tutto il mondo.
- Il forte desiderio di restare a Calcutta e la voglia di ritornarvi.
- Lo sguardo delle suore sull`Eucaristia simile allo sguardo di amore che hanno verso i malati.
- Il sorriso, la serenita` delle suore, il loro sguardo come pure quello della gente incontrata per strada, i loro occhi.
- La pace e la serenita` che si percepiscono in Casa Madre appena varcata la piccola porta d`ingresso.
- Aver capito che nell`impegno sul lavoro non bisogna mai strafare.
- L`amicizia sincera e autentica che ha unito i partecipanti al campo.
Di stampanti e di cipolle
Ma gli aquiloni volano ancora?
Era questa l`immagine piu` piu` significativa che mi portavo dentro della mia prima esperienza di volontariato a Calcutta. L`immagine della miseria peggiore, della poverta` piu` sconvolgente, del degrado umano che costringe migliaia di persone a sopravvivere in condizioni disumane contrapposta a quella degli aquiloni che i bambini facevano volare in cielo gioiosi e felici che il loro aquilone potesse librarsi lassu` in alto, sempre piu` in alto dove la miseria e la poverta` non esistono. Quegli aquiloni rappresentavano per loro l`unica speranza di poter raggiungere un mondo piu` giusto, piu` bello, piu` umano. Una speranza pero` appesa a un esile filo di lana che la maggiore parte delle volte svaniva d`incanto proprio come il quadrato di plastica colorata, recuperata nel mucchio dell`immondizia, portato dal vento si incagliava nella selva di fili elettrici che sovrasta la stazione. Quella speranza, quel sogno fugace di libertza`, quel desiderio anche solo di breve durata non li ho piu` rivisti.
Infatti quando venerdi` scorso mi sono recato a Prem Dan (= Dono d`Amore), la casa delle suore dove quest`anno presto servizio, situata anch`essa a ridosso della ferrovia nel bel mezzo della bidonville (con un alto muro di cinta che la isola e la protegge), non ho visto gli aquiloni sono rimasto deluso. Mi sono allora chiesto se a Calcutta non esistono piu` sogni di liberta`, speranza di un mondo migliore e uguale per tutti.
Certamente no, perche` il lavoro umile, semplice, ricco dell`amore infinito del Signore che svolgono le suore di Madre Teresa, autentici angeli del cielo, dimostra proprio l`opposto.
Ma allora perche` gli aquiloni non volano piu` nel cielo sopra Park Cirkus?
La risposta non l`ho cercata, ma conservo negli occhi e nel cuore quella stupenda immagine dell`estate 2003 confortata dalla convinzione di allora e confermata ancora oggi che la speranza e` l`ultima a morire dove ci sono persone che dedicano il meglio di se stesse per dare significato alle due seplici paroline I THURST (ho sete) scritte accanto alla croce del crocifisso in tutte la case delle suore. Il Signore ha sete dell`amore dell`uomo. Se l`uomo riuscira` a soddisfare completamente questa sete il mondo allora diventera` piu` bello e gli aquiloni riprenderanno a volare liberi nel cielo, non solo di Calcutta, senza piu` trovare ostacoli. Sogno? Illusione? Speranza?
Ciao ciao Calcutta!
Ieri abbiamo provato a mettere in comune le emozioni vissute in questi giorni (anche se tante sono state scritte sul blog), ma non e' stato per niente facile. Ognuno ha saputo ricordare una "perla" da portare a casa: lo sguardo d'amore delle suore, l'entusiasmo di Suor Adriana, una sua frase particolare ("e' importante distinguere la tua vocazione dai problemi che incontri"), lo sguardo degli uomini cavallo, l'atteggiamento delle persone in strada, ricordarsi l'umilta' della propria vocazione (senza voler ogni volta strafare), il rapporto con i volontari ed i pazienti di Prem Dan. E tanto altro ancora.
Nonostante le difficolta' di lingua, di abitudini, di vivibilita', di immagini a volte troppo crude, di sicuro tutti noi ci porteremo nel cuore questa importante esperienza. Sono proprio contenta di essere riuscita a venire, ho incontrato persone davvero BELLE, sia fra le suore, sia fra i volontari, sia fra i malati di Prem Dan, sia fra le Amasi (le indiane che si occupano delle donne di Prem Dan e che per l'atteggiamento a volte un po' militaresco avevamo definito arpie). E poi non posso non ammettere che il poter toccare tutti i giorni la pietra bianca della tomba di Madre Teresa e leggervi sopra il messaggio d'amore del giorno scritto con petali di fiori non mi dia una forte serenita' ed emozione.
Anome del gruppo ringrazio tutti voi lettori per la calorosa partecipazione a questa nostra avventura, ogni giorno la Bab's ci tiene aggiornati sull'enorme numero di visite sul blog. Ci fa davvero piacere scoprire che qualcuno di voi ci segue anche da molto lontano! Tranquilli, tutto cio' non finira' fra una settimana, ci faremo sentire per una serata conclusiva dove vi mostreremo molte foto e potremo raccontarvi a voce tutto quanto!
Padroni del cielo
Nel cielo di Calcutta non ci sono condor e piccioni, non ci sono cormorani e rondini,...solo pochi passeri. Sopra Calcutta governano i corvi. Dall'alba al tramonto, in ogni luogo, incombe la loro ombra. Il rauco gracchiare riempie gli spazi lasciati vuoti dai clacson. Sono migliaia, milioni. Grossi, lucidi e neri. Il becco lungo, affilato, possente. Ti guardano dal basso all'alto e viceversa, appollaiati sulla rete infinita di cavi elettrici, con occhio di sfida. Lasciano cadere il loro guano su ogni cosa. Non hanno paura. Conoscono bene l'uomo. Sono intelligenti. Niente scappa alla loro attenzione. Volano in stormi, a piccoli gruppi, da soli. Non importa dove e quando, ci sono sempre. Controllano e osservano tutto quello che succede a terra. Li incontriamo durante il nostro percorso dall' albergo a Prem Dan, sulle strade e lungo i binari della ferrovia. Quando e` l'ora del pranzo arrivano e cominciano a volare in tondo sopra il piazzale, come se avessero l'orologio. Poi alcuni si fermano, appollaiati sulle palme e sui parapetti dei tetti circostanti. Aspettano, non hanno fretta, sanno che arrivera` anche il loro turno. Qui non c'e` spazzatura da beccare, c'e` di meglio. Poi ripartono, sazi. Riprendono il loro volteggiare, richiamati da una citta' immensa, disordinata e sporca.
07.01.2011
Dopo la Messa colazione tutti assieme in albergo per salutare Don Paolo in partenza per Ranchi nello Stato Jharkhand per andare a trovare don Rachi Kerketta, che e` stato suo collaboratore nella nostra parrocchia a Massagno.
La mattina e` trascorsa velocemente, abbiamo salutato un gruppo di spagnoli in partenza e ci stiamo affiatando con degli argentini molto simpatici. Anche tra gli ospiti di Prem Dan quando si parla di Argentina si nomina Maradona, mentre quando si parla di tennis tutti sanno di Roger Federer: incredibile certi miti mondiali sono noti anche qui negli slum di Calcutta.
Al rientro in albergo siamo stati bloccati da una manifestazione religiosa di musulmani che hanno bloccano un'arteria principale come la Bose Street proprio a lato della Casa di Madre Teresa. Devo ammettere che un certo risentimento verso questo genere di manifestazione di massa (ca.300 persone) in pieno giorno sulla strada, mi mette ansia. Sara` forse perche` sembra un adunata di militari, tutti maschi giovani o di media eta`che si muovono su ordine di megafoni posti in cima ai palazzi, niente a che vedere con le mostre processioni con bambini donne e uomini di tutte le eta`. In un paese cosi` squilibrato, speriamo che rimangono solo come manifestazioni di carattere religioso, altrimenti ho paura che questo genere di adunate sono una bomba ad orologeria per una violenza incontrollabile. Non c'e` quartiere, attorno all`albergo, dove non ci sia una moschea o megafoni che riversano sulla popolazione le preghiere dei musulmani ad ogni ora del giorno, mentre piu` tranquilli sono i riti indu`nelle diversi tempietti lunghe le strade, dove i devoti si limitano all'offerta di collane di fiori.
Stasera cena di lusso di fine campo ufficiale alla taverna spagnola, domani infatti parte il "distaccamento" per Puri.
Nelle strade di Calcutta
In testa a tutti sta il metro'. Pare sia veramente bello, moderno, efficiente. Pare pero' che sia anche molto caro e quindi lo usino in pochi. Non e' sull'itinerario dei nostri spostamenti abituali.
Sotto al metro' sta il tram. Funziona ancora ad elettricita', con il pantografo, come i bei vecchi tram di una volta. Sferraglia nel centro della citta', per esempio sotto casa nostra, e non ho usato a caso il verbo, perche' a volte il rumore di ferraglia e' infernale. Ce ne sono di moderni, con le vetrate panoramiche come il trenino dei ghiacciai, ma anche di antiquati, risalenti certamente al tempo della dominazione inglese e magari anche prima...
Nello scalino inferiore sta il bus. Quasi tutti sono di marca Tata, la fabbrica indiana di automobili. Tutti invece sono scassatissimi. La persona chiave di questo mezzo e' il bigliettario. Aiuta il guidatore nelle manovre per districarsi nel traffico. Picchia violentemente sul retro del bus per segnalare se fermarsi, se piegare a destra o a sinistra, se ripartire. Ha un'abilita' circense nel saltare sul mezzo in corsa. Si infila le banconote tra le dita per velocizzare i pagamenti. Non ci e' ancora chiaro come riesca ad incassare quando e' il momento di massimo traffico, e i passaggeri penzolano fuori dalla porta. Un viaggio in bus e' decisamente buon mercato. Si puo' attraversare la citta' per 6 rupie (circa 12 centesimi di franco...).
Eccoci ora al taxi. Tutti i taxi sono gialli e costituiscono circa il 60% delle automobili in circolazione a Calcutta. Possono ospitare sino a 5 passeggeri ed e' imperativo, prima di salire, contrattare il prezzo del viaggio. Il problema e' che non tutti i taxisti conoscono la citta' cosi' bene da soddisfare le richieste dei passeggeri e non si e' mai sicuri di arrivare al punto giusto... Divertenti sono gli altarini con le divinita' indu' che ogni tassista ha sistemato sul suo mezzo. Quella che abbiamo visto piu' frequentemente rappresenta un elefante. I tassisti di Calcutta provano un piacere perverso nel suonare il clacson in qualsiasi momento del giorno e della notte e in ogni situazione di traffico.
Piu' in basso del taxi c'e' il moto-riscio'. Una specie di furgoncino Ape, dove invece del ponte c'e' una cabina nella quale siedono i passaggeri. I piu' temerari possono sedersi anche accanto al guidatore. E' uno spettacolo unico. Il moto-riscio' si infila in tutti i buchi che trova e non ha paura di nessuno, i suoi passeggeri si sentono veramente al centro del traffico. Viaggia a pochi millimetri da bus e camion e permette di respire gas di scarico a pieni polmoni.
Scendendo ancora nella graduatoria troviamo la bici-riscio'. Un comodo sedile dove ci possono stare sino a due persone tirato da una bicicletta. bello per tratti corti, nelle vie piu'strette della citta'. Qui e' ancor piu' difficile spiegare al guidatore la propria meta, anche perche' quasi nessuno conosce l'inglese. L'avventura e' allora ancora piu' interessante. Hanno degli specchietti retrovisori che, per come sono messi servono solo da decorazione. Si fanno riconoscere con una trombetta: quando la pompetta e' rotta, viene rimpiazzata con una bottiglietta di plastica.
Gli ultimi tra gli ultimi, gli sfigati, sono sempre loro, gli uomini-cavallo o riscio' men, come amano definirsi. Vanno lungo le strade a piedi nudi e si fanno riconoscere con il suono di un campanello. Pare che questo mezzo di trasporto, quasi disumano, sia in uso solo a Calcutta, le altre citta' indiane l'hanno eliminato. E' comunque pur sempre un modo per sfamare alcune migliaia di persone e allora nessuno usa abolirlo.
Si dice che i conducenti di Calcutta siano i migliori di tutta l'India. Li abbiamo visti fare delle cose impressionanti e non facciamo fatica a crederci. A loro favore sta comunque il fatto che finora non abbiamo visto il benche' minimo incidente. La regola principale, degli automobilisti e' quella di mantenere sempre la stessa direzione, senza fare scarti improvvisi. Qualcuno, prima o poi lasia la precedenza. I pedoni che vogliono attraversare, invece, devono fidarsi ciecamente degli automobilisti: non accellerare o rallentare e mantenere il sangue freddo. Prima o poi ti schivano.
Un'ultima annotazione. Le religioni principali dell'India (induismo e islam), proibiscono l'alcol. Forse e' anche per questo che in citta' ci sono cosi' pochi incidenti?
Le radici delle suore
Hanno scelto di condividere tutto con i piu' poveri, anche la loro sicurezza materiale. Non posseggono niente, solo tre sari (e uno, quello della festa, lo usano raramente). Vivono grazie al loro lavoro e la loro opera puo' funzionare grazie alle donazioni. La congregazione non vuole ricevere i contributi regolari, Madre Teresa aveva rifiutato anche quelli che gli erano stati offerti da Roma.
"Se vogliamo caire i piu' poveri, dobbiamo sperimentare noi stessi la poverta'", ci ha spiegato suor Adriana. "La nostra scelta di vita e' per una poverta' radicale. Qualcuno voleva regalarci una lavatrice, ma Madre Teresa ha rifiutato. Cosi' tutti i giorni dobbiamo lavarci i vestiti."
E' una vita di sacrifici fatta in nome di una gioia piu' grande: quella di poter abbracciare Gesu' nei suoi poveri. "La fondazione nella fede ti permette di fare i sacrifici di poverta', castita' e obbedienza. Quando capisci il significato, lo fai con gioia, ne vale la pena. Sacrifichi qualcosa di bello per qualcosa di migliore." Ci ha detto sempre suor Adriana.
Credo di aver capito il senso del loro estremismo: la radicalita' delle Missionarie della carita' sta nel fatto di affondare le radici nel Signore.
Un popolo dignitoso
Ieri abbiamo visto le medicazioni dei lebbrosi, dovevano esere molto dolorose, si vedevano carne viva ed ossa, eppure non un lamento usciva da quelle bocche. Quando abbiamo lavato i bambini di Nabu Jibon, in una giornata freddina, nessuno che si tirasse indietro. Tremavano dal freddo, ma si sono tutti messi sotto l'acqua. Ti sorprende anche l'atteggiamento della gente per le strade, come piedoni o autisti. Nella confusione piu' totale nessuno impreca, se la prende con l'altro, si ferma a discutere su chi ha ragione.
E' una forma di rassegnazione? E' una questione di abitudini? Di regole di comportamento non scritte? Di civilta'? Non lo so. Io leggo in questo atteggiamento piuttosto la dignita' espressa da questa gente.
Vedo invece tanti sorrisi, saluti, strette di mano. Commoventi quelle ricevuti ieri, passando tra i letti del lebbrosario. I bambini poi sono sempre sorridenti e gioiosi. Non li vedi fare i capricci. Spesso i piu' grandicelli si occupano dei fratellini con grande tenerezza e senso di responsabilita'. Grandi e piccoli hanno per noi dei bellissimi sorrisi che ti indicano il piacere di un incontro. Che differenza coni visi immusoniti che incontri lungo le nostre strade o con le facce stanche dei nostri ragazzi che vanno a scuola.
Nonostante la grande miseria che c'e' qui, mi sento molto tranquillo a girare per le strade della citta'. Addirittura ho lasciato in giro per ben tre volte il mio sacco a spalla e l'ho sempre ritrovato!
Si', questa gente ci mostra sempre una grandissima dignita'.