venerdì 31 dicembre 2010

Prem Dan e vario

Ciao a tutti! Finalmente anche io mi faccio sentire. Nei primi giorni non sono riuscita a raggiungere un computer, mentre ieri sinceramente non sapevo cosa avrei potuto scrivere. Si vedono e sentono talmente tante cose che non si riesce ad elaborarle tutte e non si mai da che parte cominciare. Oggi e' stato un giorno molto importante perche' abbiamo iniziato a lavorare nelle case di Madre Teresa, piu' precisamente a Prem Dan. Devo ammettere che l'arrivo e' stato traumatizzante. Per arrivare alla casa siamo passati su una ferrovia sul bordo di una baraccopoli. Terrificante. E una volta dentro la porta ci aspettava un'esposizione corpi malalti con volti deformi. Nonostante la preparazione attraverso libri e filmati non ci aspettavamo un tale colpo. Personalmente il momento che piu' mi ha colpito e' stato il momento 'crema'. Stavo rientrando nel refettorio dopo la pausa caffe' con gli altri volontari (alle 10), un po' preoccupata di cosa avrei dovuto fare, e ho visto una ragazza rannicchiata su una panca che si grattava un braccio. Aveva la pelle secchissima e c'erano delle piccole cicatrici di precedenti ferite probabilmente causate dal prurito. Le ho preso la mano, dicendole in italiano "lo so che prude, ma se gratti e' peggio". Lo so benissimo. Un'altra volontaria stava passando dietro di me in quel momento e mi ha detto che piu' in la' c'era il flacone di latte per il corpo e ho visto altre volontarie che lo spalmavano sulle donne. Ne ho preso un po' e sono tornata dalla "mia" ragazza. Ho iniziato a massaggiarle delicatamente le braccia, cercando di far penetrare la crema in quella pelle secca secca come un pezzo di legno. Finito li' lei ha alzato i pantaloni e io le ho massaggiato cosce, polpacci e piedi. E intanto stavo male per lei, perche' so benissimo che non e' per niente piacevole avere la pelle tanto disidratata. Lei si e' lasciata fare senza nessun problema, anzi ogni volta che finivo di spalmare la crema su una parte del corpo lei spostava il pullover e me ne presentava un'altra: il collo, le spalle, il viso.
Dopo aver finito di distribuire il pranzo ed aver ritirato ogni stoviglia, le malate sono state accompagnate sui letti per il riposino. Io stavo aiutando a mettere su uno scaffale i piatti puliti (lavati con strane spugnette dalle nostre Simo e Tina) quando son rimasta con una grande ciotola. Non sapevo dove andasse, evidentemente il suo posto non era li' perche' non ce n'erano altre. Mi guardo in giro un po' sperduta quando vedo una ragazza molto carina che mi si avvicina e mi dice 'Kitchen'. Io le dico in maniera poco convinta "ah, Kitchen". Lei capisce che io non ho idea di dove sia, la cucina, cosi' mi fa cenno di seguirla. E' molto bassa e ha una gobba mostruosa sulla schiena (e' la spina dorsale che la fa sembrare un dinosauro) che la fa camminare tutta storta. Ma cammina veloce e molto fiera. Ho capito subito che questa ragazza ha la testa in ordine, anzi mi sembra addirittura piu' intelligente del normale e sicuramente piu' pratica. Ho avuto l'impressione che facesse da guida alle volontarie inesperte. Fatto sta che la seguo con in mano la grande ciotola e arrivate alla cucina fa un bel sorriso e ripete "kitchen". E' un altro mondo e ne resto affascinata. All'entrata sulla destra c'e' una zona dove tre donne sedute per terra modellano delle specie di polpette con della pasta. Vedo oltre un muro altre donne dietro a dei fuochi. A sinistra tre gradini conducono alla cucina vera e proprio con tre fornelli, un armadio-dispensa e oltre la porta in fondo intravvedo l'area destinata alle verdure fresche. Sono affascinata, dico "wow, it's beautiful!". La mia amica sorride, se ne rende conto benissimo, che la sua cucina e' bellissima! Uscendo mi indica quelle polpette a cui accennavo prima e mi dice "chapati... at 4 o'clock". Capisco che queste donne stanno preparando i chapati, pane speciale molto sottile (un po' come una piadina), che verranno mangiati a merenda.

Quando si gira per le strade si e' assaliti da rumori, odori, colori, motociclisti (sono i piu' pericolosi in assoluto!), bimbi che ti chiedono cibo (spesso 'bonbon' o 'chockolate'), mamme con in braccio bimbi molto piccoli che ti chiedono di comprare del latte per il Baby. Quasi nessuna sa l'inglese, solo quelle tre parole per farsi capire. I primi giorni ci siamo cascati tutti, pensi che in fondo non c'e' niente di male a comprare un barattolo di latte al baracchino che lei ti indica e a regalarglielo. Costa solo 140 rupie (circa 3 franchi), per un indiano sono davvero troppe. Pensi a quel bimbo che altrimenti non ha da mangiare. E ti sembra di fare la cosa giusta. Poi pero' arrivi alla giornata di iscrizione dei volontari (ogni lunedi', mercoledi' e venerdi' pomeriggio) dove ti consegnano un foglio con delle spiegazioni su cio' che si trova fuori. In realta' le mamme a cui compriamo il latte la maggior parte delle volte lo rivendono o lo riconsegnano allo stesso baracchino dividendo con il venditore il guadagno. Scopriamo anche che moltissimi bambini vengono mandati lontano dalle loro famiglie e sono sfruttati per mendicare, a volte vengono addirittura sfregiati in modo da fare piu' compassione. Dobbiamo evitare anche di donare cibo o soldi tutte le volte che un bimbo si dimostra gentile, il messaggio che le suore vogliono trasmettere e' che non si 'obblighi' i bambini a comportarsi in maniera gentile solo per ricevere qualcosa in cambio.
Dopo queste rivelazioni ci siamo sentiti in colpa e di latte non ne abbiamo piu' comprato. E' una realta' terribile. Oggi abbiamo visti un motociclista che quasi investe un bambino. Si e' fermato contro di lui (sporcandogli leggermente il vestitino), ha aspettato che il bimbo si spostasse ed e' ripartito. Niente 'scusa', niente 'mi dispiace', niente 'ti sei fatto male?'. Peggio che con gli animali.

Bene, ora mi immergo di nuovo in quel caos (i fastidiosi clacson si sentivano in continuazione anche qui ai computer) aspettando la sera per festeggiare il nuovo anno... FELICE 2011 a TUTTI!!!
Vitti

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