venerdì 31 dicembre 2010

Il dono d'amore di Prem dan

Oggi, dopo due giorni da semi-turisti finalmente e' iniziato il servizio vero...dopo la messa alle 6 del mattino, le suore hanno aperto la saracinesca e i volontari si sono riversati sulle strade di Calcutta verso le varie Case. Tutto il nostro gruppo e' andato a Premdan, che in Hindi significa "Dono d'amore". Come ha scritto Seba ieri ben presto abbiamo perso il senso dell'orientamento in mezzo a stradine sconosciute e gente, se possibile, ancora piu povera e ci ritrovati a camminare sui binari del treno a una discarica e bidonville dove proprio li, dietro un mucchio di spazzatura puzzolente, si cela la porticina d'entrata di Prem dan.
L'inizio, come tanti dei volontari ci avevano avvisato, non e' stato dei migliori, forse anche perche' le prime due persone che abbiamo incrociato erano cosi deformate che ci hanno sconvolto: ci siamo preparati per un anno, abbiamo visto documentari e letto libri, vissuto per le vie di Calcutta per due giorni, ma nulla ti prepara abbastanza per affrontare una tale sofferenza. Noi ragazze ci siamo rifugiate nel lavatoio femminile (un luogo "sicuro", dove si puo prendere confidenza con il luogo in maniera graduale), pallide e turbate. Onestamente io ero arrabbiata: con il mondo, che ignorava queste realta', con Dio, che permetteva una simile ingiustizia, soprattutto con me stessa, che avevo avuto la presunzione di essere di orgogliosa del mio viaggio mentre c'era solo da vergognarsi per come andava il mondo. Ma dov'e' il dono qui? pensavo sconcertata mentre lavavo i panni.

..pian piano ci siamo inserite in quel mondo di sofferenza ma anche d'amore. il mio primo contatto e' stato con una donnina handicappata che non pesava piu di 30 kg e con una brutta ferita alla testa: le ho preso la mano e sono rimasta un po con lei accarezzandola piano. E' stato l'inizio un po di tutti: un sorriso, una carezza. Dopo la pausa c'e' stato il momento per me piu bello: alcune volontarie avevano portato creme per il corpo e smalti e abbiamo fatto "l'ora beauty". E' stato il modo migliore per superare il blocco: quei corpi erano devastati in maniera impressionante, chi amputata, chi con ferite aperte, chi tutta vecchina e rugosa, chi bruciata con l'acido. Ci facevano paura. Entrare in contatto diretto con quei corpi ci ha permesso di farci meno caso e di concentrarci  di piu sulla persona. Ora invece di provare impotenza e rabbia non vedo l'ora di tornare domani perche' una vecchina sdentata mi prendi la mano, inizi a blaterare in hindi e scoppi a ridere quando le faccio il sollettico con la crema.
Andandocene via abbiamo tutti stretto la mano a quell'uomo con un tumore grande come un melone sul collo, quell'uomo che all'entrata ci aveva tanto spaventati. E ci rendiamo conto che questa mattina, oltre ad averlo dato, un dono d'amore l'abbiamo anche ricevuto.

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