mercoledì 22 dicembre 2010

Ritorno in India

Ha ragione Simo che ha scritto: “è un campo di lavoro che è nell'aria dai tempi del primo campo di lavoro in India”.

Certo, il pensiero di ritornare a trovare Padre Mariano nel suo lebbrosario di Puri l’ho coltivato dal momento in cui sono salito sul quel famoso aeroplano che… avevamo perso. Chi c’era si ricorderà certamente cosa Padre Mariano ha fatto per farci ritornare a casa al più presto. Dal momento che avevamo effettivamente perso l’aeroplano non ci ha più abbandonati (è riuscito anche a trovare un albergo per farci passare la notte in modo tranquillo!) fino a quando il “comandante” (il sottoscritto) di quel magnifico gruppo ha lasciato l’aeroporto di Bhubaneswar.

Mi ricordo ancora oggi come se fosse ieri il suo ultimo saluto con un forte abbraccio (lo sento ancora adesso con un certo qual brivido nella schiena) per rassicurarmi che tutto sarebbe andato per il meglio; una parte del gruppo era volata su Calcutta e i rimanenti partivano per Bombay senza sapere bene come sarebbe andata a finire l’avventura.

Certo, le nostre offerte avevano fatto di Padre Mariano un improvvisato milionario. Inoltre siamo anche riusciti a costruirgli una fontana nel patio del Centro di Spiritualità, l’ultima (ma non meno importante) sua grande opera. La “sua” fontana (Mauro credo proprio che ce la godremo!) lo aveva reso felice come un bambino, è stato per lui un regalo di Natale (2004) che credo sognava da molto tempo; con che passione ha seguito tutte le fasi di costruzione anche fino a notte inoltrata!

Tutto quanto gli abbiamo potuto dare era per i “suoi” lebbrosi, per i “suoi” allievi della Beatrix School, per la “sua” cucina della misericordia. Non si curava della salute (era sempre un po’ malaticcio anche se non lo faceva vedere), per lui c’erano solo i lebbrosi, i poveri, gli abbandonati. A me è sempre piaciuto paragonarlo a Madre Teresa di Calcutta.

Padre Mariano e Madre Teresa sono i “miei” santi, due missionari straordinari che hanno segnato profondamente la mia vita e per questo non cesserò mai di ringraziare il Signore di avermeli fatti conoscere e incontrare.

Sono loro che mi hanno “ispirato” ad organizzare i campi di lavoro del clan rover e della comunità capi della Tre Pini: il primo a Puri presso il lebbrosario creato da Padre Mariano e quest’anno il quarto a Calcutta presso le Suore missionarie della carità di Madre Teresa. Idealmente il cerchio si chiude per di più con la bellissima appendice del ritorno a Puri assieme a Mauro e a Vitti oltre che a Sandra (con lei avevo conosciuto Padre Mariano a Puri nel 1997), Nives e Franco.

Un aspetto che mi ha colpito di queste due “santi missionari dell’amore di Dio” è la completa e incondizionata fiducia nella Divina Provvidenza senza la quale non avrebbero mai potuto fare quello che hanno fatto.

Cosa può fare la Divina Provvidenza!

Questa mattina a messa mi è stata consegnata una busta con 1000 fr per le suore di Calcutta. Poi, mentre tornavo a casa dopo il servizio in Casa anziani un'altra signora me ne ha consegnata un’altra con 2500 fr. Prima di mezzogiorno ne ricevo una terza con 100 fr, una quarta con altri 2500 fr e la promessa di una quinta. Cosa dire? Niente se non che dobbiamo avere ancora più fiducia nella Divina Provvidenza e invocarla perché missionari volonterosi e coraggiosi possano continuare ad aiutare e fare felici poveri, ammalati, diseredati, persone sole e abbandonate, le persone che Gesù amava più di tutte incontrare.

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