lunedì 17 gennaio 2011

La lezione di Padre Mariano

Dal campo di Puri
Domenica 9 gennaio. Giornata dedicata alla memoria di Padre Mariano. Iniziamo con la celebrazione della messa nel suo ex studio che è stato trasformato in un piccolo museo dove sono raccolti i suoi oggetti personali, le onorificenze ricevute e tante bellissime fotografie che lo riproducono con quel suo sorriso sereno e bonario (oserei definirlo anche sornione) che affascinava tutte le persone che incontrava. In quello studio dove, lui vivente, regnava un disordine ordinato c'ero stato più volte; questa mattina la sua presenza era molto speciale. Padre Kurian ha ricordato la sua dedizione totale alle persone che incontrava indipendentemente dalla loro fede religiosa. La sua attenzione era per la persona, per l'uomo soprattutto se povero, ammalato, bisognoso di aiuto, esattamente come Madre Teresa.
Chiediamo perdono al Signore per la nostra incapacità ad amare incondizionatamente l'uomo e intoniamo l'inno di gloria al Dio del cielo incamminandoci verso la cappella dell'ashram dove continuiamo l'eucarestia seduti come il celebrante attorno all'altare.
Letto il Vangelo Padre Kurian ci invita ad esprimere quello che sentiamo dentro.

Sono molto commosso. Faccio presente che sono ritornato a Puri con l'intenzione di andare sulla tomba di Padre Mariano, ma mi sono subito reso conto che il modo migliore per ricordarlo è qui dove ha operato e vissuto, fra la sua gente per la quale ha dato tutto se stesso fino a consumarlo fisicamente. La sua presenza qui è palpabile ed è più importante di ieri grazie alla Comunione dei Santi. Dal cielo infatti intercede presso il Padre celeste e la Madonna Nera di Cestocova, che venerava in modo speciale, per tutti noi, per tutti i "suoi" lebbrosi, per tutti coloro che lo invocano nella preghiera.
La sua vita, fortemente segnata dai quattro anni trascorsi nel campo di concentramento di Dachau durante la seconda guerra mondiale, è un esempio, una lezione forte che non potrò mai dimenticare in particolare perché ho avuto la fortuna di conoscerlo ancora vivente.

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