venerdì 14 gennaio 2011

Un abbozzo di conclusione...

Siamo sempre più vicini alla fine del campo in India.

Antonio, Babs, Seba ed io siamo rientrati da ormai tre giorni. E la quotidianità ha ripreso il suo corso. Chi sul lavoro, chi a scuola, chi a preparare gli esami. Qualche acciacco fisico, ma fa parte del gioco.

Don Paolo, Martina e Simona, Mauro, Sanro e Vitti, che si sono mossi in varie regioni dell’India, si ritroveranno stasera all’aeroporto di Calcutta dove passeranno la notte in attesa del volo che domani li riporterà a casa. Li aspettiamo con impazienza.

In questi giorni ho avuto molto tempo per pensare e con la mente sono sempre laggiù, in India. È stata un’esperienza fortissima, che ci ha proiettati in una nuova dimensione, con odori, rumori e modi di essere ai quali non siamo abituati. Vivo anche un grande sentimento d’ingiustizia: perché c’è così tanta differenza nel nostro mondo, dove c’è che ha troppo e chi non ha niente?

Mi voglio provare in una piccola conclusione.

È stata certamente l’esperienza più sconvolgente della mia vita. Sognata da anni, attesa con un certo timore, dura ma affascinante da vivere. È stato bello viverla assieme: potere confrontare le nostre sensazioni, le nostre emozioni, i nostri pensieri. Questa esperienza è un segnale molto forte e noi tutti siamo alla ricerca di forti emozioni. Ma vivere a Calcutta, con l’esempio delle suore e di tutti i volontari, è una situazione privilegiata. Sei costantemente richiamato a vivere fino in fondo e con intensità tutti i momenti della giornata.

Sapendo che sei stato a Calcutta, la gente ti guarda con una certa ammirazione. Io invece sono ben cosciente di non aver fatto niente di eccezionale. Casomai mi sembra di aver dimostrato un certo coraggio. Ma la vera forza è quella di chi, nella quotidianità di casa sua, sa vivere tutti i giorni con amore.

La mia speranza, il mio augurio, il mio desiderio, è che riusciamo a vivere nella vita di tutti i giorni quello che abbiamo imparato a Calcutta.

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