venerdì 7 gennaio 2011

Un popolo dignitoso

E' vero che non possiamo comunicare perche' non conosciamo la lingua, ma ho la chiara impressione che l'indiano non si lamenti mai.
Ieri abbiamo visto le medicazioni dei lebbrosi, dovevano esere molto dolorose, si vedevano carne viva ed ossa, eppure non un lamento usciva da quelle bocche. Quando abbiamo lavato i bambini di Nabu Jibon, in una giornata freddina, nessuno che si tirasse indietro. Tremavano dal freddo, ma si sono tutti messi sotto l'acqua. Ti sorprende anche l'atteggiamento della gente per le strade, come piedoni o autisti. Nella confusione piu' totale nessuno impreca, se la prende con l'altro, si ferma a discutere su chi ha ragione.
E' una forma di rassegnazione? E' una questione di abitudini? Di regole di comportamento non scritte? Di civilta'? Non lo so. Io leggo in questo atteggiamento piuttosto la dignita' espressa da questa gente.
Vedo invece tanti sorrisi, saluti, strette di mano. Commoventi quelle ricevuti ieri, passando tra i letti del lebbrosario. I bambini poi sono sempre sorridenti e gioiosi. Non li vedi fare i capricci. Spesso i piu' grandicelli si occupano dei fratellini con grande tenerezza e senso di responsabilita'. Grandi e piccoli hanno per noi dei bellissimi sorrisi che ti indicano il piacere di un incontro. Che differenza coni visi immusoniti che incontri lungo le nostre strade o con le facce stanche dei nostri ragazzi che vanno a scuola.
Nonostante la grande miseria che c'e' qui, mi sento molto tranquillo a girare per le strade della citta'. Addirittura ho lasciato in giro per ben tre volte il mio sacco a spalla e l'ho sempre ritrovato!

Si', questa gente ci mostra sempre una grandissima dignita'.

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